QUANDO IL NATALE NON CI PESA
Quest’anno la mia grande famiglia del Sud festeggerà il Natale nella mia nonabbastanza-grande casa del Nord, a Milano. La circostanza si ripete con una cadenza decennale, quindi è solo la seconda volta che succede nell’arco di questa vita. E basterebbe ciò, ossia la rarità dell’evento, a gettarmi in uno stato di affanno misto ad ansia da prestazione: gli addobbi, i regali, i letti, le culle, i menù… Anzi no, i menu no, sono ciò che mi preoccupa di meno.
È ormai da tanto che nella mia famiglia i luculliani pranzi natalizi hanno lasciato il posto a pasti semplici e all’insegna della normalità, dove il senso di eccezionalità viene affidato alle candele accese e ai calici da giorno di festa (a proposito, non li ho!). In tavola si succedono poche portate, forse più ricercate di quelle di una domenica qualunque, ma comunque all’insegna della cucina light e bilanciata. Nessuno rimpiange la portata in più. Il piacere di alzarsi da tavola leggeri, con ancora un pieno di energie da dedicare ai giochi con i bambini e ai giri turistici per la città, è un bonus irrinunciabile del nostro modo di fare festa. Il Natale non ci pesa, esattamente come abbiamo titolato le nostre ricette a pag. 32: un menu natalizio che mette d’accordo la tradizione con il gusto e la linea.
Detto ciò, nessuno di noi rinuncerebbe mai al panettone farcito. Ci limitiamo a scegliere quello giusto, come consiglia il test a pag. 30. Ossia poco dolce e preparato con il burro, che resiste alle temperature meglio dell’olio di girasole, come dice la nostra esperta Diana Scatozza.
La mia ansia da prestazione, dunque, può rimanere concentrata sull’allestimento scenico della casa e sulla sistemazione logistica degli ospiti. E se dovesse superare i livelli di guardia, posso sempre contare su una tisana alla passiflora, la pianta antistress per eccellenza, che preparerò come da ricetta a pag. 34.