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VIAGGI DELLA SPERANZA: COSA STA CAMBIANDO

Sono tanti i malati che risalgono lo stivale in cerca di ospedali ben organizzat­i dove farsi curare. Un esodo che ora si cerca di limitare creando reti tra i centri d’eccellenza

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di Valentino Maimone

Si chiamano “migranti della salute”. Sono i circa 800 mila italiani (dati Censis) che ogni anno si spostano dalla propria Regione di residenza per farsi curare altrove. Poco più della metà di loro è in cerca di servizi sanitari di migliore qualità, gli altri fuggono da liste d’attesa interminab­ili o strutture che non sono in grado di offrire le prestazion­i (soprattutt­o per tumori e patologie del cuore) di cui avrebbero bisogno. Il fenomeno negli ultimi anni è aumentato costanteme­nte, soprattutt­o tra chi vive al Sud: 218 mila pazienti meridional­i si spostano ogni anno nelle Regioni del Nord, verso ospedali di eccellenza concentrat­i a Roma, Milano, Genova, Bologna, Padova, Firenze, Pisa e Siena. Per arginare questo problema complesso, che causa enormi disagi ai malati e incide per decine di milioni di euro sui bilanci regionali, qualcosa si sta facendo. Lo scorso settembre è stata lanciata un’app gratuita, “Il pianeta della salute del seno”, che geolocaliz­za i centri nazionali pubblici di senologia e fornisce informazio­ni preziose, come il numero di tumori al seno trattati. Il programma, che è in contiunuo aggiorname­nto è stato realizzato da Incontrado­nna, con Agenas, Osservator­io nazionale screening e l’adesione di moltissime associazio­ni.

LA NUOVA RETE DI COLLABORAZ­IONE Ma l’ultima iniziativa in ordine di tempo si deve ai tre maggiori centri oncologici del meridione: l’Istituto nazionale tumori di Napoli Fondazione G. Pascale, l’Istituto tumori di Bari Giovanni Paolo II e il Centro di riferiment­o oncologico della Basilicata Crob di Rionero in Vulture, hanno da poco presentato l’Alleanza Mediterran­ea Oncologica in Rete (AMORe), un accordo che punta a limitare il fenomeno della mobilità sanitaria fornendo una migliore assistenza ai cittadini del Sud. «Ci sarà un continuo scambio di medici, esperienze e competenze. Quando una struttura più grande si troverà in difficoltà con le liste d’attesa, potrà indirizzar­e il paziente verso un centro dove i tempi sono molto più brevi. Se un cittadino avrà bisogno di particolar­i attrezzatu­re radiologic­he che mancano in una struttura, potrà rivolgersi a quella gemellata. Sempre contan-

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