Il disincanto dei giovani
Arriva il nuovo anno ed è tempo di programmi per il futuro, sinonimo di ottimismo e speranza. Ma di questi tempi il domani non appare affatto roseo. La tentazione di non pensarci – o il rischio di oscure previsioni su ciò che verrà – è dietro l’angolo. Per chi ha perso il lavoro, per chi si è appena separato dal partner o ha concluso l’università e invia curriculum che non ricevono risposta è comprensibile che la percezione del futuro possa essere preoccupante. Ma c’è anche una generale tendenza a farsi spaventare dal tempo che verrà perché viviamo in un’epoca di grande complessità: ci sentiamo minacciati da fenomeni planetari come la crisi economica, le migrazioni, il riscaldamento globale, il terrorismo. Ma anche dalla dipendenza crescente dalla tecnologia, dalla burocrazia che si fa sempre più complicata, dall’incertezza sul quando (e se) riusciremo ad andare in pensione, dall’ansia per ciò che attende i nostri figli...
È SEMPRE UN ATTO DI FEDE
Ma il domani, poi, cos’è? Per Magnus Lindkvist, futurologo e autore di La forza delle piccole idee – MINIfesto per riappropriarsi del futuro (Roi edizioni), il “Futuro” con la maiuscola nemmeno esiste: quello che chiamiamo così è solo il risultato di una serie di scelte fatte nel presente. Ma per farle bisogna avere voglia di sperimentare, prendersi rischi, sbagliare e riprovare. In altre parole, il futuro è il risultato della capacità di riconoscere le I giovani incarnano il futuro e dovrebbero essere i più ricchi di aspettative positive. Ma oggi c’è molto occasioni che il presente ci offre, e nasce proprio dalla voglia di andare verso l’ignoto. Perciò, è per lo più un atto di fede, anche quando le nubi che si addensano all’orizzonte sono nerissime: «In un bruco non c’è nulla che ti faccia presagire che diventerà una farfalla», come disse l’architetto Buckminster Fuller negli anni Cinquanta. Per commentare questa citazione, Magnus Lindkvist ricorda il caso di Alberto “Beto” Perez, un istruttore di fitness colombiano che era in ritardo per il corso di aerobica e aveva dimenticato il cd con la musica per la lezione. Costretto a improvvisare, usa una delle cassette che aveva in auto con brani salsa, merengue e altri ritmi sudamericani. Gli allievi impazziscono e lui si inventa per la nuova variante di allenamento il nome “zumba”. Senza certo immaginare che sarebbe diventato un fenomeno mondiale.
Il segreto per riappropriarsi del futuro è pensare che non esiste. Meglio, che non si può né pianificare né controllare. «I libri di auto-aiuto ci invitano a fissare degli obiettivi e a metterci d’impegno per raggiungerli», dice Magnus Lindkvist. «Ma il futuro, che è caotico, contraddittorio e incerto per definizione, non funziona quasi mai così. Anzi, rispettare rigorosamente i piani può ostacolarci anziché aiutarci. Preoccuparsi è umano, ma quando lasciamo che le nostre paure si solidificano in convinzioni, siamo destinati a fare scelte disastrose. Quindi, bisogna smettere di fare programmi e calcolare probabilità. Se ci lasciamo alle spalle