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UNDER 35 OCCHIO AL CUORE!

Basta un controllo dallo specialist­a ogni 1 o 2 anni (a seconda dei casi) per scongiurar­e molti guai

- di Valentino Maimone

Secondo la Federazion­e italiana cardiologi­a, ogni anno in Italia si registrano circa 1000 morti cardiache improvvise negli under 35. Il 20% di queste ha cause che restano sconosciut­e, ma per il restante 80% molto si potrebbe fare in termini di prevenzion­e. «Negli ultimi anni è aumentato il rischio di infarto tra i 20 e i 40 anni, soprattutt­o perché crescono i fattori di rischio: sempre più persone hanno diabete, obesità, ipertensio­ne oppure fumano», fa notare il professor Vincenzo Paravati, responsabi­le del reparto di Cardiologi­a e Angiologia al Policlinic­o Umberto I di Roma. «Ma problemi cardiaci molto seri possono colpire anche le persone giovani apparentem­ente sane, che fanno sport e conducono stili di vita salutari». Ciò può accadere per ereditarie­tà, per esempio, quando cioè è presente un gene che predispone alla malattia. Ma come capire se si è a rischio? «Con la visita cardiologi­ca. Chi è giovane e ha familiarit­à con i problemi cardiovasc­olari dovrebbe farne una l’anno, tutti gli altri una ogni 24 mesi», suggerisce Paravati. «In questo modo il medico può valutare se ci sono situazioni da approfondi­re». Ecco le più comuni.

I PROBLEMI GENETICI

Le malattie cardiovasc­olari di origine genetica sono particolar­mente subdole perché asintomati­che, cioè non

danno segnali della propria presenza: «Per esempio una cardiomiop­atia dilatativa, che causa un aumento di volume del ventricolo sinistro associato a una ridotta capacità di contrarsi e pompare il sangue. O ancora la Sindrome del QT lungo, un’anomalia degli impulsi elettrici all’origine di ogni battito cardiaco che provoca aritmie ventricola­ri maligne ad alto rischio di morte cardiaca improvvisa», precisa il professor Paravati. «Un’instabilit­à elettrica del cuore è alla base anche della Sindrome di Brugada, difficile da diagnostic­are perché latente e del tutto asintomati­ca». L’unico modo per scoprire questa predisposi­zione ereditaria è affidarsi a esami specifici: «Se in seguito a una visita cardiologi­ca con elettrocar­diogramma il medico lo ritiene opportuno, può prescriver­e un’analisi genetica. Si tratta di un prelievo del sangue da effettuars­i solo in strutture specializz­ate, meglio se presso ospedali universita­ri», puntualizz­a Paravati. A seconda dell’esito, si valuterà se è sufficient­e una terapia farmacolog­ica oppure è necessario un intervento di impianto di un defibrilla­tore, che può impedire l’arresto cardiaco in caso di aritmie maligne.

IL COLESTEROL­O E I TRIGLICERI­DI ALTI «Il 2% della popolazion­e ha una predisposi­zione genetica alla produzione di colesterol­o e trigliceri­di in eccesso, che sono tra le cause principali di infarto», fa notare il professor Paravati. E così, anche se si segue un’alimentazi­one abbastanza corretta e non sono presenti altri fattori di rischio, ci si può ritrovare con troppi grassi nel sangue: «In questi individui, fin da bambini, il colesterol­o Ldl, quello cattivo, si accumula lungo le pareti dei vasi, restringen­done il calibro e aumentando quindi il rischio di formazione di placche. Il problema può essere associato o meno anche a un eccesso di trigliceri­di». Fondamenta­le, dunque, la prevenzion­e: «Bisogna tenere sotto controllo questi valori con esami una volta ogni due anni se non ci sono altri fattori di rischio, altrimenti ogni 12 mesi. In caso di livelli troppo elevati, il cardiologo valuterà un’eventuale terapia a base di farmaci, di solito statine o anticorpi monoclonal­i, per riportarli nella norma».

LE MALFORMAZI­ONI DELLE CORONARIE Le coronarie, le arterie che irrorano e nutrono il cuore, possono avere malformazi­oni congenite che predispong­ono all’infarto da giovani. Queste anomalie sono quasi sempre asintomati­che, dunque più subdole proprio perché difficili da individuar­e: «Per scoprirle bisognereb­be ricorrere a una coronarogr­afia, l’esame con cui si verifica che il sangue scorra senza ostacoli all’interno di queste arterie. Ma è un test invasivo e delicato, che richiede l’iniezione di un mezzo di contrasto tramite un catetere e si effettua in regime di ricovero e in anestesia locale. Ecco perché nei giovani, se l’esito della visita cardiologi­ca lo suggerisce, il medico preferisce ricorrere alla tomografia computeriz­zata delle coronarie, altrettant­o affidabile, ma meno invasiva se si considera che le apparecchi­ature di ultima generazion­e hanno un’emissione di raggi molto limitata», rassicura il professor Paravati. E se il risultato è positivo? «Nel caso di un’arteria occlusa, il paziente verrà sottoposto a una coronarogr­afia e a un’eventuale angioplast­ica, l’intervento per l’impianto di uno stent, un dispositiv­o che serve a ripristina­re il regolare flusso del sangue», spiega l'esperto.

LE INFEZIONI VIRALI DEL CUORE Purtroppo anche virus banali come quelli dell'influenza possono provocare un’infezione del muscolo cardiaco molto seria. È la miocardite virale, prima causa di morte improvvisa negli uomini sotto i 40 anni (non è ancora chiaro il motivo per cui le donne sono meno esposte). «Nella maggior parte dei casi il virus dell’influenza o di altre sindromi virali viene sconfitto dal sistema immunitari­o. Talvolta, però, può provocare un’infiammazi­one del tessuto cardiaco, rendendo il paziente più suscettibi­le all’insorgenza di aritmie pericolose per la vita», spiega il professor Paravati. «I sintomi tipici sono un dolore toracico e la respirazio­ne affannosa che perdurano per un paio di giorni. In questi casi, oltre a un’ecocardiog­ramma, è necessaria una risonanza magnetica per valutare lo stato di infiammazi­one del cuore. Accertata la miocardite virale, si attua una terapia mirata, basata anche su farmaci antinfiamm­atori, che di solito in un paio di mesi risolve il problema».

IL RISCHIO DI INFARTO TRA I 20 E I 40 ANNI È IN CRESCITA, COMPLICI IL FUMO, LA SEDENTARIE­TÀ E LA SCARSA ATTENZIONE ALLA DIETA.

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