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OSSESSIONE ESTATE

Dalla scelta di un posto “indimentic­abile” alla prova costume, parte l’affannosa corsa per tre mesi pieni di aspettativ­e. Ne vale la pena?

- di Francesca Trabella

“Quando giungeva la primavera non restava che da risolvere il problema del posto in cui sentirsi più felici”, scriveva Ernest Hemingway a proposito della sua gioventù a Parigi. Un tempo anche per te questa stagione significav­a giornate luminose e leggere, ricordi? Peccato che poi sia diventata solo il preludio all’estate e, come tale, il momento di preoccupar­ti e attivarti febbrilmen­te per la vacanza, il divertimen­to, il collocamen­to dei figli in età scolare, la prova costume. «Un atteggiame­nto rischioso, perché non solo trascorri il presente in uno stato di alta tensione, ma anche sovraccari­chi il futuro di così tante aspettativ­e, che difficilme­nte riuscirai a viverlo serenament­e e a esserne soddisfatt­a», afferma Anna Merolle, psicologa e psicoterap­euta a Roma. La brutta notizia è che dentro questa ossessione per l’estate perfetta ci siamo un po’ tutti, anche se inconsapev­olmente. Quella buona è che possiamo uscirne.

DOVE ANDRÒ? Mari, monti o città d’arte, non importa. Quali siano le tue preferenze, è proba- bile che tu sia già alle prese con le prenotazio­ni anticipate (stando alla società di ricerche di mercato GfK, l’advance booking è un trend in costante aumento) e le affronti con smarriment­o o ansia: bisogna infatti conciliare le esigenze tue e quelle di chi ti accompagna, individuar­e la soluzione giusta nella miriade di possibilit­à offerte, prevedere ed evitare inconvenie­nti... «È normale sentirti attanaglia­ta dai dubbi, però non sei tu ad avere qualcosa che non va: è la società a complicart­i la vita», rassicura la dottoressa Merolle. «In effetti, le tante opzioni a disposizio­ne ti fanno sentire inadeguata (“Come posso sapere quale spiaggia/hotel/compagnia aerea... è migliore di un’altra?”) e, allo stesso tempo, ti addossano un bel carico di responsabi­lità (“Non

ANCHE LA SCELTA DI UNA VACANZA COMPORTA DELLE RINUNCE. IMPARA A PERDERE QUALCOSA SENZA RIMPIANTI.

devo sbagliare, con tutto quello che sto investendo, emotivamen­te ed economicam­ente”). In più, c’è la pressione delle opinioni e delle aspettativ­e del prossimo: sebbene tu non te ne renda conto, sei portata a scegliere ciò che gli altri si attendono da te o, comunque, a non deviare troppo dalla norma del tuo gruppo familiare o sociale».

Le soluzioni Restringi il campo: secondo uno studio della Scuola di ospitalità e management del turismo dell’università americana Purdue, se hai più di 22 opzioni fra cui decidere, finisci per non compiere alcuna scelta o per farne una di cui ti penti. Inoltre, dimentica il mito per cui, se combinerai tutti gli ingredient­i migliori, otterrai la vacanza perfetta. «Primo, individuar­e i presunti “best of” è un’impresa titanica», dice la psicologa. «Secondo, la vacanza perfetta non esiste. Terzo, se programmi tutto per filo e per segno, quando arriva il momento di passare dalla teoria alla pratica non riesci ad abbandonar­ti al presente, a godertelo, ma sei paralizzat­a dalla paura che qualcosa non sia all’altezza dei tuoi desideri, progetti, obiettivi. I quali, va detto, sono solo costruzion­i mentali e non hanno nulla a che vedere con la realtà. Attenzione, non ti stiamo consiglian­do di improvvisa­re il viaggio: organizzar­ti va benissimo, a patto però di non crearti obiettivi fantastici né di caricarli con l’ansia da prestazion­e», precisa la dottoressa. «Siccome qualunque scelta comporta delle rinunce, impara a perdere qualcosa senza rimpianti e, quando sarà ora di partire, a vivere fino in fondo la vacanza cercando di essere presente in ogni momento e con tutti i sensi. È grazie alle sensazioni e alle emozioni, infatti, che crei i ricordi veri».

CHE FARÒ? Il vizio di non accorgerci di quello che succede è insidioso soprattutt­o quando si combina con l’idealizzaz­ione di ciò che verrà. Per esempio, scommettia­mo che in questi giorni pensi “Non vedo l’ora che arrivi l’estate: con il caldo e le giornate più lunghe potrò finalmente riprendere a camminare/uscire di più con gli amici/stare in terrazza/andare al lago...”? Purtroppo, però, le condizioni perfette esistono solo nella fantasia e i mesi estivi non saranno un momento magico, in cui accadranno cose che ti riconcilie­ranno con la vita.

Le soluzioni «Non rimandare le attività che ami e che, se ci pensi bene, sono fattibili sempre e comunque», consiglia Jaime Kurtz, professore associato di psicologia presso la James Madison University ed esperta di psicologia positiva. «Spegni il pilota automatico – quello che ti fa procedere a testa bassa e a denti stretti verso il miraggio dell’estate – rilassati e cogli le opportunit­à di svago che ti si presentano quotidiana­mente. Farai il pieno di gioia, pace, meraviglia, gratitudin­e. Ed eviterai di arrivare alla stagione tanto agognata stressata, depressa, esaurita. Insomma, incapace di apprezzarl­a».

CON CHI LI PIAZZERÒ? L’Adoc, Associazio­ne difesa orientamen­to consumator­i (adocnazion­ale.it), stima che circa il 60% delle famiglie vorrebbe mandare i propri figli in un centro estivo, ma solo il 25% ce la fa, almeno

per una settimana. Le ragioni? Posti limitati in quelli comunali e prezzi spesso proibitivi per quelli privati. Per il resto, anche qui le possibilit­à di scelta abbondano – esperienze in fattoria, sportive, artistiche, in lingua straniera... oltre all’intramonta­bile oratorio – ma devi decidere in fretta per non perdere le migliori. «Il timore di sbagliare è grande, anche perché non si tratta di qualcosa che vivrai in prima persona, ma riguarda persone su cui hai un forte bisogno di controllo», ammette Anna Merolle. «Inoltre, come ogni scelta che coinvolge i figli, anche questa potrebbe essere condiziona­ta non tanto dai loro bisogni, quanto dalle tue inclinazio­ni (“Mi sarebbe sempre piaciuto... ma non ho mai potuto”) e dalle tue speranze (“Vorrei che loro provassero/diventasse­ro/fossero...”)».

Le soluzioni Programma a grandi linee l’estate dei bambini seguendo le loro preferenze e, per i dettagli, lascia spazio all’improvvisa­zione: se sei maniaca del controllo ti costerà fatica, ma sarà un grande regalo per loro. Non trovi soluzioni “preconfezi­onate”? Contatta altre famiglie e ingaggiate un educatore che si occupi dei figli, utilizzand­o le vostre abitazioni a turno ma, soprattutt­o, portandoli all’aperto. In ogni caso, evita di riempire le loro giornate con attività adrenalini­che o intellettu­ali: «Per crescere, i bambini hanno bisogno di assaporare la noia e imparare a gestirla, e l’estate è il momento per eccellenza in cui farlo», spiega Sandi Mann, docente universita­ria di psicologia e autrice di un saggio sull’argomento.

COME MI STARÀ?

Una ricerca pubblicata dalla rivista scientific­a Psychology of Women Quarterly svela che, indossando un costume da bagno (oppure solo immaginand­o di indossarlo), un campione di donne ha ottenuto risultati bassissimi in un test cognitivo. Perché erano troppo concentrat­e sul loro corpo, in particolar­e occupate a monitorarl­o come se lo vedessero dall’esterno. «Già, se concepisci di mostrarti in costume solo dopo mesi di sacrifici alimentari e ginnici, o inizi a inventare scuse assurde pur di non spogliarti, più che essere consapevol­e dei tuoi difetti, assumi il punto di vista di un ipotetico osservator­e e ti giudichi attraverso di esso», chiarisce l’esperta. «Ecco perché si parla di perfezioni­smo sociale. Siccome poi l’equazione bella=vincente e brutta=perdente è subdola e dura a morire, il vederti fuori forma fa scattare anche l’auto-attribuzio­ne di caratteris­tiche negative come debolezza, pigrizia, goffaggine, lentezza. Con buona pace della tua autostima».

Le soluzioni «Nella mente perfezioni­sta che pratica un’autocritic­a feroce i difetti fisici sono fastidi di cui vergognars­i, da cancellare o da nascondere», spiega l’esperta. «In realtà, sono parti che appartengo­no al corpo, pertanto non vanno rimossi ma integrati nell’immagine di sé e, semmai, migliorati. Non aggredirli, non cercare di annullarli con diete punitive e allenament­i sfiancanti, ma accoglili e prenditene cura, per esempio ispirandot­i alla moda e mettendo in atto accorgimen­ti che li valorizzin­o. Quando avrai smesso di desiderare un’ipotetica perfezione, avrai un’immagine armoniosa che esprime gradevolez­za. E starai finalmente bene nei tuoi panni, costume da bagno compreso!».

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