Starbene

IL BULLISMO CHE NON TI ASPETTI

Aumenta la violenza tra donne che odiano le donne. E spesso le protagonis­te hanno solo 14 o 15 anni

- di Rossella Briganti

Mariam Moustafà, la 18 enne di origine egiziana cresciuta a Ostia e pestata a morte dalle sue coetanee a Londra, non è un caso isolato. La violenza delle baby-gang, in forza alle “quote rosa”, impazza anche nel nostro Paese. Due settimane fa, nel pieno centro di Palermo, due ragazze di 14 anni sono state aggredite a calci e pugni da un gruppo di compagne appartenen­ti alla banda rivale. Episodi di intolleran­za da brivido, ancora più incredibil­i se si pensa che le protagonis­te sono ragazze di 14-18 anni, l’età delle mele verdi e delle “amiche del cuore”.

LE MILLE FORME DI SOPRAFFAZI­ONE Ma come si manifesta il bullismo al femminile? «Quello messo in atto dal “gentil sesso” è subdolo, spesso più perfido e tagliente sul piano psicologic­o», spiega Marco Monetti, pediatra e docente di neuropsich­iatria infantile all’Universita statale di Milano. «Si manifesta in diversi modi: minacce, scherzi e derisioni continue, umiliazion­i sottili, tentativi di emarginazi­one, frasi intimidato­rie, dispetti (lo zaino che “vola giù” dal terzo piano, il diario stracciato, i vestiti tagliuzzat­i), furto di libri, cellulare, trucchi o altri oggetti personali, persino qualche spintone o tirata di capelli. Tipico dei tempi moderni è poi il cyberbulli­smo, che comporta la ripresa dell’ignara vittima di turno in situazioni intime, mentre è in bagno o si spoglia in palestra, e la diffusione del video sui social o sui canali youtube».

OCCHIO ALLE RICHIESTE DI AIUTO

E poiché alle bulle piace giocare facile, si tratta di una guerra impari: da una parte la vittima, dall’altra un gruppo coeso, che si fa beffe delle regole e si diverte a prendere di mira l’anello più debole. Quello meno disposto a omologarsi alle logiche del branco e che si presta a essere sbeffeggia­to per le sue caratteris­tiche. Nelle fantasie malate delle bulle, infatti, il bersaglio è una ragazza troppo grassa o troppo magra, “somara” o “secchia”, “nana” o “stampellon­a”, timida o sessualmen­te disinibita (da qui epiteti irripetibi­li). Spaventa il diverso, la pelle albina come quella ambrata di Mariam. Un diverso da sottomette­re, anche con le botte. Ma quali sono i segnali a cui i genitori devono prestare attenzione? «Occorre indagare sui cambiament­i sospetti: la figlia che inventa scuse per non andare a scuola, evita di trovarsi con le amiche o di chattare con loro, ha un rendimento in calo ed è taciturna e pensierosa. Inoltre, somatizzan­do il disagio, lamenta mal di testa o di pancia, stanchezza, nervosismo e si chiude in camera», prosegue Monetti. «Altri segni sono i lividi, che la ragazza attribuirà a una caduta, gli occhiali rotti, i quaderni “dimenticat­i”, le cose perse. In questi casi occorre rivolgersi subito allo sportello psicologic­o della scuola».

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SOTTO TIRO CHI È “DIVERSO” Secondo Telefono Azzurro, il 10,2% delle vittime è di origine straniera. Come Miriam Moustafà (a sinistra), italiana di origine egiziana uccisa a Londra.

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