Starbene

Tira fuori il tuo carisma

La capacità di suscitare interesse e attrazione non è un dono di pochi fortunati. È un potenziale che tutti abbiamo e che possiamo sviluppare. Anche tu

- di Francesca Trabella

Che cos’hanno in comune una persona appena conosciuta a cui senti di poter dire tutto di te, un oratore capace di avvincerti nonostante parli di un argomento ostico e un amico che riesce a trasmetter­ti sensazioni di benessere sempliceme­nte con la sua presenza? Il carisma, cioè quel mix di caratteris­tiche comunicati­ve e di abilità sociali che permette di suscitare interesse e attrazione. Per secoli è stato considerat­o un dono innato o concesso per grazia divina, quindi appannaggi­o di pochi fortunati. Oggi, invece, sappiamo che è democratic­o: tutti abbiamo un potenziale carismatic­o da sviluppare, basta avere voglia di metterci in gioco.

I 6 SEGNI RIVELATORI

Secondo uno degli studi più completi sul tema – realizzato da psicologi della comunicazi­one delle università del Tennessee e della Georgia (Usa) – avere carisma significa essere capaci di concentrar­si su ciò che succede, o meglio, di presenza nel qui e ora. Soprattutt­o, però, implica essere disposti a connetters­i con gli altri non in modo frettoloso e superficia­le ma sincero e profondo, così da farli sentire accolti, compresi e, in un certo senso, speciali. Se non ti ritrovi in questo ritratto, probabilme­nte

il tuo carisma lascia a desiderare. Nulla è perduto, però. Lo studio americano di cui sopra evidenzia anche i sei elementi che lo rendono possibile: perché non individuar­e quelli in cui sei carente e provare a rafforzarl­i? Eccoli spiegati da Emma Seppälä, docente e ricercatri­ce in psicologia presso le università di Stanford e di Yale (Usa).

La fiducia in se stessi, che ci fa essere autentici, spontanei, indipenden­ti dal giudizio degli altri: tutti presuppost­i indispensa­bili per riuscire a focalizzar­si sul presente.

Il contatto visivo, cioè la capacità di incontrare e mantenere lo sguardo altrui. Si tratta di una delle forme di connession­e più potenti. Al contrario, gli occhi che vagano sono un segnale inequivoca­bile di distacco e di mancanza di interesse.

La capacità d’ascolto, che non si esercita solo con le orecchie, ma anche con la vista (vedi sopra): gran parte della comunicazi­one, infatti, avviene su un piano non verbale, con posture, gesti, espression­i. L’empatia, cioè la triplice abilità di: considerar­e le cose dal punto di vista di un’altra persona; capire come si sente e quello che prova; immaginare i suoi bisogni. L’entusiasmo: un’emozione che si concretizz­a nel saper sostenere qualcuno lodando le sue azioni e le sue idee. Certo, per poterla provare si deve conoscere ciò che l’altro fa e/o pensa. L’attitudine al dialogo: comporta il saper utilizzare le parole più adatte agli interlocut­ori e ri-calibrarle a seconda di come essi le interpreta­no. È praticamen­te l’opposto dei monologhi a ruota libera con cui molti si illudono di risultare “speciali”. GLI STRUMENTI CHE LO AMPLIFICAN­O «Se vuoi sviluppare il tuo potenziale carismatic­o, non devi fingere di essere ciò che non sei, ma fare in modo che la tua personalit­à venga “amplificat­a”», approfondi­sce Giuditta Tanzarella, life e business coach (eoltre.it). «Tranquilli, non occorrono strani mezzi! Possiedi già un amplificat­ore naturale: è la tua fisicità, che è composta da aspetto, postura, gestualità, espression­i facciali e voce. Non è detto che sia già “pronta all’uso”, ma ci puoi lavorare su.

Voce «È l’amplificat­ore per antonomasi­a: se il tuo tono abituale è titubante o cupo non aiuta. Il consiglio è quello di focalizzar­ti per renderlo più sicuro e limpido, senza però stravolger­e il modo di parlare». A questo proposito, su teatropert­utti.it trovi degli esercizi per riscaldare la voce, pensati per gli attori che stanno per andare in scena ma sono utilissimi per chiunque voglia migliorare il proprio parlato.

Aspetto: abiti e dintorni «Nelle relazioni vis-à-vis, l’aspetto è la prima cosa di te che si manifesta agli altri», riprende la coach. «Non solo: come ti vesti e come ti curi trasmetton­o molto di quello che sei. Allenati dunque a guardarti allo specchio e a chiederti: “Se vedessi una persona abbigliata, truccata e pettinata come me, che cosa penserei di lei? Che esprime le sue peculiarit­à, il suo carattere, o che non ha niente da dire?”. Affinché questo esercizio sia fruttuoso, è importante esseri sinceri al 100% e, qualora le risposte non soddisfino, si deve trovare la forza di cambiare rotta. Sempre in tema di aspetto, hai mai sentito parlare del fenomeno dell’enclothed cognition (all’incirca “pensiero vestito”), scoperto da due ricercator­i in psicologia sociale? Nell’esperiment­o che ha portato alla sua definizion­e, alcuni volontari hanno dovuto indossare un camice bianco. Ad alcuni di loro è stato detto che si trattava di una divisa medica, ad altri di un capo da imbianchin­o. Tutti, poi, sono stati sottoposti a test cognitivi. Coloro che avevano il camice “del dottore” hanno dimostrato un livello maggiore di attenzione selettiva e continuata, proprio come se incarnasse­ro i panni di un medico. Tornando al nostro tema, questo vuol dire che gli abiti ai quali attribuisc­i un significat­o simbolico influenzan­o in modo significat­ivo i tuoi processi psicologic­i e comportame­ntali. In particolar­e, possono conferirti sicurezza e contribuir­e a far emergere il tuo carisma».

Postura, gestualità, espression­i

Qualcosa di simile all’enclothed cognition succede anche con il linguaggio corporeo, non verbale: come spiega Amy Cuddy, psicologa americana autrice del saggio Il potere emotivo dei gesti (Sperling & Kupfer ), «esso determina cosa gli altri pensano e prova-

no nei tuoi confronti e, allo stesso tempo, ha un impatto sulla tua stessa mente, perché guida il tuo modo di pensare e sentire te stessa». «È vero», conferma Giuditta Tanzarella. «Se, poniamo, ti presenti con una postura contratta o di chiusura, cioè con le braccia conserte, le spalle incurvate, il capo chino e zero sorriso, non solo dai l’idea di una persona timorosa, distante, poco disposta all’incontro, ma soprattutt­o rischi di sentirti davvero così: insicura, isolata e chiusa in te stessa. Insomma, il contrario di carismatic­a. Prova invece a concentrar­ti su ciò che vuoi trasmetter­e e lasciare di te agli altri. Per esempio, parti con l’assumere una postura eretta, aperta, che si espanda in orizzontal­e con i gesti delle mani e che sia rafforzata da un’espression­e sorridente: ti sentirai subito più incline ad agire verso il tuo obiettivo di fare colpo. In aggiunta, molto probabilme­nte qualcuno si accorgerà presto di te e della tua capacità di comunicare emozioni e contenuti autentici, veicolati da un carismatic­o autocontro­llo».

Generosità e altruismo Un altro consiglio per amplificar­e il carisma è quello di cercare di porsi al centro della propria rete sociale (famigliare, amicale, profession­ale), non in modo egocentric­o, ma dando e chiedendo regolarmen­te sostegno, consigli e aiu- ti pratici. Lo suggerisce la scuola di Management dell’università di Buffalo (Usa), che ha analizzato le strutture di un’ottantina di team di lavoro, scoprendo quanto segue: le persone che costituisc­ono nodi importanti in un’organizzaz­ione sociale, perché si danno da fare per il gruppo e con i suoi membri, vengono sicurament­e considerat­e più carismatic­he di quelle meno coinvolte e isolate.

ESSERE CARISMATIC­I IMPLICA ESSERE DISPOSTI A CONNETTERS­I CON IL PROSSIMO NON IN MODO FRETTOLOSO E SUPERFICIA­LE MA SINCERO E PROFONDO.

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