Quanto ne sai di dermatite atopica?
Metti alla prova le tue conoscenze e scopri le regole corrette di prevenzione e cura della malattia
Pelle infiammata e secca, vescicole, croste, prurito insopportabile. Sono i sintomi principali della dermatite atopica, una malattia il cui nome (a-topos in greco significa “senza un luogo preciso”) la dice lunga sulla sua natura. Le lesioni infatti possono presentarsi ovunque, su volto, gambe, braccia, torace, senza che vi sia contatto diretto con sostanze potenzialmente dannose. «La dermatite atopica è una patologia cronica recidivante dovuta a un “difetto” della pelle, che manca di alcune sostanze (acidi grassi della famiglia dei ceramidi) che la proteggono», spiega Ermanno Baldo, specialista in pediatria e allergologia e direttore delle Terme di Comano. «Per questo motivo si secca e desquama facilmente e non è in grado di esercitare la sua funzione di barriera dagli agenti esterni». Una cute estremamente sensibile, insomma, che spesso non viene trattata nel modo più adeguato. Vediamo allora, con l’aiuto del nostro esperto, di fare chiarezza su questa malattia.
È MOLTO PIÙ DIFFUSA NEI BAMBINI
Vero «La dermatite atopica, che non è contagiosa, compare di solito nella primissima infanzia, dai 3-4 mesi di età. Colpisce il 14-15% dei piccoli, e solo l’1-3% degli adulti», spiega l’allergologo. «Inizialmente può presentarsi con la cosiddetta “crosta lattea”, lesioni umide e pruriginose su cuoio capelluto, guance e mento. Il prurito è uno degli aspetti più difficili da sopportare per il bambino che piange, è nervoso, si gratta e peggiora la situazione. Successivamente la dermatite diventa più secca e può colpire il tronco o le pieghe della pelle su gambe e braccia. Nell’adolescenza e negli adulti le caratteristiche cambiano, si formano eczemi secchi e ispessiti principalmente nella zona attorno alla bocca e agli occhi, su collo, palmo delle mani e pianta dei piedi».
DIPENDE DALLA GENETICA
Vero e falso «Esiste senz’altro una predisposizione. Può infatti essere causata da una mutazione dei geni che presiedono alla produzione di grassi e proteine (come la filaggrina). Sostan- ze che rivestono la pelle rendendola morbida e impermeabile», continua il dottor Ermanno Baldo. «Ma conta molto anche l’ambiente. Si è osservato che questa malattia, diffusa nelle popolazioni occidentali e frutto dell’industrializzazione, è legata a uno stile di vita improntato a un’igiene eccessiva. Le nostre case, inoltre, possono essere fonte di allergeni come muffe e acari che, assieme allo scarso ricambio d’aria, ne favoriscono l’insorgenza. Anche il fumo dei genitori è un importante fattore di rischio».
È UNA FORMA DI ALLERGIA
Vero e falso I meccanismi di questo disturbo non sono ancora del tutto chiariti, le basi però sono comuni a quelle delle allergie e vanno ricercate nell’eccessiva reattività del sistema immunitario. «Soprattutto nei bambini la dermatite atopica è spesso associata a forme allergiche, come riniti, asma e allergie alimentari», spiega l’esperto. «Essendo la pelle priva del naturale film idrolipidico protettivo, resta maggiormente esposta agli allergeni, oltre che a infezioni virali e batteriche. Si crea così un circolo vizioso di infiammazione cronica che favorisce la successiva insorgenza di allergie. Studi hanno dimostrato che un terzo dei soggetti colpiti ha anche reazioni allergiche da contatto a nichel, profumi e lattice».
SI PUÒ CONTROLLARE CON LE CREME
Vero Il modo migliore per contrastare la dermatite atopica è curare attentamente l’igiene quotidiana. «Vanno evitati i detergenti aggressivi, profumati o molto schiumogeni che impoveriscono ulteriormente la protezione lipidica della pelle, e preferiti invece quelli oleosi specifici che si trovano in farmacia», consiglia l’allergologo. «Docce o bagni devono essere di breve durata e, subito dopo, a pelle umida, è molto importante applicare su tutto il corpo le creme emollienti, anche dove non vi sono lesioni. L’operazione dev’essere ripetuta 2 o 3 volte al giorno». Attenzione anche agli indumenti: da evitare quelli in lana o tessuti ruvidi. In commercio si trovano capi e intimo in seta medicata e tessuti in cotone con fibre d’argento che favoriscono la protezione dalle infezioni.
IL CORTISONE SERVE SEMPRE
Falso «Solo nel 15% dei casi, nelle fasi acute della malattia, è il caso di ricorrere a trattamenti locali a base di corticosteroidi», chiarisce il dottor Ermanno Baldo. «Dati gli effetti collaterali di questi farmaci è bene non abusarne, soprattutto nei bambini, anche perché in genere le cure con creme emollienti sono sufficienti a tenere sotto controllo la situazione».
SOLE E BAGNI DI MARE FANNO BENE
Vero Nelle regioni del Sud l’incidenza della dermatite atopica è dimezzata. I raggi ultravioletti infatti migliorano le difese locali e lo stato della pelle, inoltre favoriscono la sintesi della vitamina D con i suoi effetti protettivi. Naturalmente bisogna fare molta attenzione alle scottature, esporsi al sole nelle ore in cui è meno forte, quindi al mattino presto e dopo le 16, e utilizzare filtri ad alto fattore di protezione. Ok anche ai bagni di mare, ma occorre preparare bene la pelle con creme barriera perché il sale sulle lesioni brucia. E la piscina? Sì ma non nelle fasi acute della malattia.
NEGLI ADULTI DIPENDE DALLO STRESS
Vero «Come in tutte le malattie croniche e recidivanti la componente psicosomatica va senz’altro presa in considerazione», osserva il dottor Baldo. «La dermatite atopica può risvegliarsi in periodi di forte stress, non solo negli adulti ma anche nei bambini. Il fastidio, l’insonnia, il prurito hanno tra l’altro un impatto emotivo sull’equilibrio e la qualità di vita di tutta la famiglia. Oggi esiste anche un’app, Po Scorad, che aiuta le mamme a riconoscere le fasi di riacutizzazione della malattia e a gestirle meglio».
NON SI GUARISCE
Falso Due terzi dei bambini che sviluppano dermatite atopica guariscono spontaneamente entro l’adolescenza. Prova ne è che gli adulti con questa malattia sono una percentuale molto inferiore, anche se restano sempre predisposti. «È importante però, che venga diagnosticata tempestivamente e curata nel modo giusto. I risultati migliori si hanno intervenendo prima dei 4 anni», conclude l’esperto.
NE SOFFRE IL 15% DEI BAMBINI E CIRCA IL 3% DEGLI ADULTI. TENDE A “RISVEGLIARSI”
NEI PERIODI DI TENSIONE.