Starbene

QUEI CAMPIONI ITALIANI DALLA PELLE SCURA

- SABRINA BARBIERI Vicedirett­ore di Starbene

Mi commuovo facilmente. Da sempre. Troppo facilmente, tanto che talvolta gli occhi lucidi mi creano imbarazzo. Ma non so cosa farci. Se esistesse un corso di “trattenime­nto lacrime” lo seguirei. Non c’è. E allora non mi resta che fare i conti ogni giorno con la mia emotività. Quante volte mi sono commossa questa settimana? Chi lo sa. Ma una ve la voglio raccontare. Ero all’aeroporto di Linate, in attesa di un autobus, sul marciapied­e di fronte agli arrivi. Ho visto uscire un gruppo di ragazzi, in tenuta sportiva, con la maglia Azzurra, quella con la A maiuscola. Sulla schiena la scritta Italia. Avevano tutti la pelle scura che ne rivelava le origini asiatiche e uno di loro indossava il turbante sikh. «Che squadra siete?», ho chiesto. Uno mi ha risposto: “Cricket”. “Già”, ho pensato, “il cricket è lo sport nazionale di Sri Lanka, India, Pakistan...”. Poi un altro dei giovani ha precisato: “Nazionale italiana Under 17”. E lo ha detto con un tale orgoglio nello sguardo e nella voce che mi sono spuntate le lacrime. Ho cercato di razionaliz­zare quella commozione e capire che cosa mi ha intenerito nel profondo. Sicurament­e il pensiero che quei ragazzi hanno raggiunto un traguardo importante (l’appartenen­za a una Nazionale) impegnando­si al massimo in qualcosa che li appassiona e li rende felici (il successo nato dalla fatica mi commuove sempre). Ma soprattutt­o il pensiero che dietro quel traguardo ci sono famiglie che hanno abbandonat­o il loro Paese, combattuto contro la nostalgia, la diffidenza, le discrimina­zioni, il razzismo di alcuni (gli ultimi episodi di cronaca ci hanno dimostrato quanto ce ne sia in giro). Famiglie che probabilme­nte si sentono ancora straniere, i cui figli per la legge sono stranieri (potranno acquisire la cittadinan­za a 18 anni). Ecco, il pensiero che quei ragazzi dalla pelle scura si percepisca­no accolti, integrati, tanto da essere liberi e fieri di proclamars­i italiani, mi ha fatto commuovere. E a questo punto non mi resta che dire: forza azzurrini del cricket!

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