Non assaggia mai niente di nuovo
Se a tavola tuo figlio vuole sempre i soliti cibi, non si tratta di pigrizia: è paura di sperimentare. Aiutalo così
LA PAROLA D’ORDINE È COINVOLGIMENTO. NELLA SCELTA DI UN RISTORANTE O DI UNA RICETTA, ASCOLTA LA SUA OPINIONE.
Avolte dimentichiamo che mangiare non vuol dire riempire lo stomaco, ma entrare in relazione con il mondo esterno, e anche con noi stessi. Ce lo insegnano i bambini piccoli, che esplorano il mondo che li circonda “assaggiandolo”, ovvero mettendo tutto in bocca. Secondo la psicoanalisi, la fase orale, quella appunto in cui il bambino percepisce e conosce la realtà fuori di sé, è alla base dello sviluppo individuale. Ed è in questa epoca che si sedimentano i primi insegnamenti: questo si può mangiare, questo non si deve mettere in bocca, quest’altro non è adatto come cibo per il momento perché è un alimento “da grandi”. Ma, specialmente quando si esce dalle regole del vivere quotidiano e della comfort zone e si affrontano le vacanze, cioè un mutamento di abitudini, i figli ci inchiodano a quello che abbiamo insegnato loro: non si mangiano avventatamente cose nuove, non si aggiungono cambiamenti ai cambiamenti. E così anche di fronte al più buono dei cibi del posto dicono no.
QUEL BISOGNO DI SICUREZZA
Non solo, ricordiamo anche che i bambini solitamente reagiscono alla loro esperienza di crescita con un lin- guaggio primordiale: quello del mal di pancia. La paura, il dolore, la sofferenza, l’ansia passano sempre dal mal di pancia. Figuriamoci perciò se possono decidere tranquillamente di mangiare cibi che hanno imparato a codificare come sconosciuti, estranei, quindi potenzialmente pericolosi, proprio per la loro pancia, e più in generale, per il loro benessere. Se riusciamo a fare chiarezza su questo meccanismo basilare, ovvero che cibo nuovo equivale a pericolo, ecco che possiamo provare ad affrontare il problema di un figlio che non vuole assaggiare le novità che gli proponiamo. Non si tratta di convincerlo a mangiare diverso, ma di insegnargli che può sperimentare senza paura. Come si può intuire, questo lavoro parte da lontano, dai primi anni di vita, perché rientra nel lungo processo di costruzione di un futuro adulto fiducioso e aperto al nuovo, in maniera responsabile. Ma si può intervenire per “correggere” direzioni sbagliate a qualsiasi età. E anche le vacanze possono venirci in aiuto per costruire quegli appigli stabili cui i nostri figli possono aggrapparsi per affrontare le novità di qualsiasi genere. Compreso un cibo “strano”.
PER I PIÙ PICCOLI
La regola, in ogni mese dell’anno, dovrebbe essere: in cucina “abbasso la pigrizia”. Sin da piccoli i bambini dovrebbero scoprire che ci sono tantissime varietà di verdure, di mozzarella, di pane, per esempio. Andate magari alla ricerca di ricette della tradizione che non hanno mai assaggiato. In visita dai parenti, approfittatene per far apprezzare loro le specialità locali. Aiutateli a creare un legame tra luoghi, persone e nuovi cibi: quello che si mangia dai nonni, spesso è diverso da quello che si mangia a casa ma diventa un cibo “affettivo”. E in vacanza? Al ristorante, resistete alla tentazione di zittirli ordinando le solite patatine. Optate per un piatto nuovo, ma poco condito o poco speziato. Infine, potete rassicurarli sul fatto che, una volta a casa, o in albergo, potranno trovare comunque un frutto o un succo con cui concludere la serata prima di andare a nanna.
PER I PIÙ GRANDICELLI
Se non siete riusciti negli anni a educare figli curiosi del cibo, la regola è: smussare le contrapposizioni e introdurre i ragazzini in una dimensione in cui si allenino a gestire sia la paura di sbagliare sia la voglia di sperimentare. Dovete ancora fare le vacanze? Potete iniziare con questa piccola strategia. Se non siete in albergo, appena arrivati, andate insieme ai figli alla scoperta dei ristoranti della zona, senza trascurare anche quelli più adatti ai teen. Potrete pianificare un itinerario gastronomico che contempli un passaggio per tutte le opzioni. Dalla cena tipica ai fast food. Un patto che dovrebbe aiutarvi a chiarire che non si tratta di un braccio di ferro tra voi e loro. Ma di un’occasione per stare insieme, senza prevaricazioni. Sapere che comunque avranno uno o due giorni dedicati di “diritto” ad hamburgher+patatine, potrà rassicurare loro, e aiutare voi a farvi accompagnare alla scoperta dei piatti più tipici. E magari osate rischiare insieme l’ordinazione di qualche portata sconosciuta. Potrebbe essere un modo per condividere il fatto che anche per voi, certi cibi sono davvero immangiabili. O al contrario, i ragazzi potrebbero scoprire che hanno saputo aiutarvi ad ordinare una pietanza decisamente buona per tutti. E se per una volta mangeranno meno, o magari resterete tutti insoddisfatti, non preoccupatevi eccessivamente. Mostrate il vostro lato sicuro e rassicurante: se una cena è andata male, ce ne saranno altre per recuperare. L’importante è riuscire a non ricorrere al fast food che avrete già programmato per la sera dopo. E non demoralizzatevi facendovi assalire dall’ansia o dai sensi di colpa, sentendovi cattivi genitori perché li avete costretti a seguirvi.