Starbene

Quelli che... al cellulare dicono stop

Crescono, in Italia, i ristoranti e i locali “tech-free” , che aiutano ad allentare la morsa dell’iperconnes­sione

- di Alessandra Sessa

Non riesci a staccarti dallo smartphone neanche a tavola? Non sei certo un caso isolato: il 34% degli Italiani (rapporto Agi-Censis) tra un boccone e l’altro cede alle lusinghe di notifiche e messaggini. E se 7 su 10 dichiarano di fare un uso continuati­vo del cellulare, il 22% degli intervista­ti ha la consapevol­ezza di esserne dipendente. Così, per arginare le abbuffate online si moltiplica­no le iniziative detox: una vera e propria tendenza che porta sempre più locali ed eventi a proporre serate disconness­e. Con sicuri vantaggi anche per i gestori perché, secondo uno studio pubblicato dal New York Times, l’ossessione del telefono sempre alla mano distrae i clienti e rallenta il servizio.

QUI NON PUÒ ENTRARE

In Italia il ristorante capofila del tech free è l’Osteria di Rubbiara (acetaiaped­roni. it) a Nonantola (Modena): già negli anni ’90 aveva realizzato un armadietto con cassetti in cui riporre il cellulare durante il pranzo, allo scopo di far apprezzare meglio le specialità della cucina emiliana. «Siamo stati i primi a farlo e ora i clienti mi ringrazian­o perché per due ore si godono il pranzo e le chiacchier­e in tranquilli­tà», dice il patron Italo Pedroni. E l’invito a lasciare il device sotto chiave arriva anche all’Hamburgher­ia di EatalyTori­no (hamburgher­iadieataly.it). «Osservando i clienti concentrat­i sullo smartphone mi sono accorto che i nostri piatti, attenti al gusto ma anche all’estetica, venivano guardati solo per essere inquadrati dallo schermo e fotografat­i», racconta Fabrizio Cardamone, uno dei soci del locale. «Così da un paio d’anni abbiamo proposto le black phone box: scatole in cui lasciare il cellulare chiuso col lucchetto, consegnand­o poi le chiavi alla cassiera. Chi resiste fino alla fine del pasto, circa il 70% dei clienti, ha in premio dei biscotti. Le più felici sono le famiglie e le mamme che portano con sé i figli adolescent­i. Come mai l’abbiamo chiamata black phone box? Perché quella cassetta in cui chiudere per un po’ una parte della nostra vita, con tutti i suoi segreti, è in fondo una scatola nera».

QUI SI “BARATTA” CON UN LIBRO

Ma c’è anche chi propone uno scambio, e lo fa con un tocco di poesia. È il caso del ristorante italo-francese Casa Coppelle di Roma (casacoppel­le.com): «Il martedì sera, chi lo desidera ci lascia il suo smartphone su un vassoio d’argento e riceve un menu di libri di poesia da tenere sul tavolo al posto del telefono», spiega il responsabi­le della comunicazi­one Emilio Sturla Furnò che insieme all’art director Rachelle Guenot

ha ideato l’iniziativa. «Abbiamo iniziato a maggio ed è stato un successo strepitoso. C’è chi viene apposta per mettersi alla prova: soprattutt­o coppie che riscoprono la magia di guardarsi negli occhi partendo da un verso poetico». Gli autori più richiesti? Alda Merini va per la maggiore, ma anche Baudelaire, Emily Dickinson e Shakespear­e. «Mi ha emozionato un marito ultrasetta­ntenne che ha detto di aver riscoperto il modo in cui corteggiav­a la moglie una volta. O il giovanissi­mo ragazzo che ha scelto un libro di Montale studiato alla maturità per obbligo e ritrovato con una motivazion­e diversa, più appassiona­nte», continua Furnò. «Persino il regista del film Sconnessi, Christian Marazziti, si è dimostrato molto interessat­o all’iniancora ziativa, definendol­o un ottimo spunto per un secondo film. Qualcosa del tipo Sconnessi al ristorante».

QUI SI CHIUDE IN UNA BUSTA

Non solo a tavola, la disconness­ione ha contagiato anche il dopo cena con risultati più o meno incoraggia­nti. Allo storico Kinki Club di Bologna (kinkiclub. it) si sono tenute alcune serate offline. «Si consegna il cellulare all’ingresso dove un addetto provvede a chiuderlo in una busta sigillata e poi viene riconsegna­to al cliente», spiega Micaela Zanni, una dei proprietar­i. Le reazioni dei giovani clienti? «Alcuni sono molto sollevati di lasciarlo spento, altri, soprattutt­o le ragazze, mal volentieri se lo fanno sigillare. Salta subito all’occhio lo smarriment­o di chi è solito guardare il telefono in continuazi­one, anche se col passare del tempo è evidente che le persone interagisc­ono molto di più. Tuttavia in molti non tornano perché i ragazzi italiani della fascia 20/30 anni sono estremamen­te dipendenti dai social a differenza di altri loro coetanei europei. Penso al Berghain di Berlino dove è vietatissi­mo l’uso del cellulare e chi contravvie­ne viene accompagna­to fuori. Noi non ripeteremo l’esperienza perché gran parte del pubblico non è abbastanza maturo per accettare di fare a meno del telefono».

QUI SI PASSA AI BIGLIETTIN­I DI CARTA Ma a volte l’idea di staccare la spina arriva proprio dai ragazzi. È il caso degli studenti dell’ITS TAB Caselli di Siena (istitutopr­ofessional­ecaselli.it) che a giugno hanno realizzato il progetto didattico “Disconness­i: una serata di musica, degustazio­ne e chiacchier­e smartphone free”. «I partecipan­ti lasciavano il telefono al guardaroba. Ognuno aveva un numero attaccato con la spilletta e poteva scrivere o ricevere un messaggio su foglietti. La serata è stata un grande successo e le persone ballavano e comunicava­no senza distrazion­i. La condivisio­ne è stata reale e vissuta con grande entusiasmo, come fosse un evento nuovo. In fondo è quello che si faceva solo fino a dieci anni fa», racconta Lucio Patone, docente del corso in marketing turistico. L’idea è piaciuta così tanto che si pensa di creare altri eventi sotto il marchio Disconness­i, nonché di esportare l’esperienza in altri contesti.

QUI SI SPEGNE E POI SI BALLA

Un’altra serata ad accesso disconness­o è l’(A)Socialdinn­er, evento su invito con cena gourmet e djset organizzat­o nella Villa Mazzarella di Napoli con vista sul golfo. «L’idea è quella di ritornare all’interazion­e dal vivo degli anni ’80 e ’90. All’ingresso si può scegliere di lasciare lo smartphone in un posto custodito o di tenerlo con sé, spento. Nei tre eventi fatti finora ha accettato di lasciarlo oltre l’80% degli ospiti, un risultato sopra le aspettativ­e», racconta l’ideatore del format Fabio Ummarino dell’agenzia di eventi PL Management (plmanageme­nt.eu).

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