Ma il tuo pediatra ti capisce?
Una nuova guida traccia l’identikit dei vari tipi di mamma: uno strumento che può aiutare i medici a comunicare meglio e a essere più empatici
Uno dei rapporti più difficili, in ambito medico, è quello tra la mamma e il pediatra. Tanto che, per aiutare i camici bianchi a migliorare la comunicazione, il provider ECM 2506 Sanità in-Formazione (ente che organizza eventi formativi) ha lanciato una guida che ha suddiviso le mamme in cinque tipologie, in base al modo di relazionarsi al bambino durante la visita (la guida è disponibile sul sito: corsi-ecm-fad.it). Per saperne di più abbiamo intervistato la pediatra Lucilla Ricottini, che ha lavorato alla stesura del documento.
Quali sono gli scogli maggiori nella relazione mamma-pediatra?
«Il poco tempo a disposizione per chiarire dubbi e instaurare un rapporto di fiducia. Ogni mamma ha una modalità diversa di reagire ai problemi. Molte li affrontano con paura, altre con rabbia piuttosto che con tranquillità. Alla base di queste reazioni c’è l’influenza psicologica giocata dai genitori quando la madre era a sua volta bambina. Condiziona il modo di affrontare i problemi anche da grandi».
Qual è il tipo di mamma più “difficile”?
«Quella che, per superare l’ansia della malattia, fa riferimento alle informazioni reperite via internet. Il bombardamento di fake news, scientificamente errate, crea infatti molta confusione. Ricordiamoci che il “dottor Google” non è sempre affidabile, mentre il pediatra è una figura preziosa di sostegno e orientamento, anche per gli adolescenti».
Come può il pediatra migliorare la comunicazione?
«È utile identificare il tipo di mamma che incontra, per scegliere la modalità comunicativa più efficace. Che dovrà essere fondata più sull’empatia che sulla fredda trasmissione di nozioni medico-scientifiche, per soddisfare i bisogni e i sentimenti in gioco. È importante anche che il pediatra riesca a spiegare alcuni concetti chiave in termini semplici, per aiutare la mamma a capire che cosa sta succedendo al suo bambino e come lei stessa, con l’atteggiamento corretto, possa contribuire al successo della terapia».
E alle mamme cosa consiglia?
«Ogni donna può riconoscersi in uno dei cinque profili delineati dalla nostra guida per comprendere quali sono i suoi punti di forza e quelli di “debolezza” . Uno spunto di riflessione sul quale può lavorare per migliorare la propria relazione con suo figlio e con il pediatra prescelto. Se visite, esami e controlli si svolgono senza ansie e intoppi, il primo a beneficiarne sarà proprio il bambino».