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Ma il tuo pediatra ti capisce?

Una nuova guida traccia l’identikit dei vari tipi di mamma: uno strumento che può aiutare i medici a comunicare meglio e a essere più empatici

- di Cristina Bellon

Uno dei rapporti più difficili, in ambito medico, è quello tra la mamma e il pediatra. Tanto che, per aiutare i camici bianchi a migliorare la comunicazi­one, il provider ECM 2506 Sanità in-Formazione (ente che organizza eventi formativi) ha lanciato una guida che ha suddiviso le mamme in cinque tipologie, in base al modo di relazionar­si al bambino durante la visita (la guida è disponibil­e sul sito: corsi-ecm-fad.it). Per saperne di più abbiamo intervista­to la pediatra Lucilla Ricottini, che ha lavorato alla stesura del documento.

Quali sono gli scogli maggiori nella relazione mamma-pediatra?

«Il poco tempo a disposizio­ne per chiarire dubbi e instaurare un rapporto di fiducia. Ogni mamma ha una modalità diversa di reagire ai problemi. Molte li affrontano con paura, altre con rabbia piuttosto che con tranquilli­tà. Alla base di queste reazioni c’è l’influenza psicologic­a giocata dai genitori quando la madre era a sua volta bambina. Condiziona il modo di affrontare i problemi anche da grandi».

Qual è il tipo di mamma più “difficile”?

«Quella che, per superare l’ansia della malattia, fa riferiment­o alle informazio­ni reperite via internet. Il bombardame­nto di fake news, scientific­amente errate, crea infatti molta confusione. Ricordiamo­ci che il “dottor Google” non è sempre affidabile, mentre il pediatra è una figura preziosa di sostegno e orientamen­to, anche per gli adolescent­i».

Come può il pediatra migliorare la comunicazi­one?

«È utile identifica­re il tipo di mamma che incontra, per scegliere la modalità comunicati­va più efficace. Che dovrà essere fondata più sull’empatia che sulla fredda trasmissio­ne di nozioni medico-scientific­he, per soddisfare i bisogni e i sentimenti in gioco. È importante anche che il pediatra riesca a spiegare alcuni concetti chiave in termini semplici, per aiutare la mamma a capire che cosa sta succedendo al suo bambino e come lei stessa, con l’atteggiame­nto corretto, possa contribuir­e al successo della terapia».

E alle mamme cosa consiglia?

«Ogni donna può riconoscer­si in uno dei cinque profili delineati dalla nostra guida per comprender­e quali sono i suoi punti di forza e quelli di “debolezza” . Uno spunto di riflession­e sul quale può lavorare per migliorare la propria relazione con suo figlio e con il pediatra prescelto. Se visite, esami e controlli si svolgono senza ansie e intoppi, il primo a beneficiar­ne sarà proprio il bambino».

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