Starbene

«Maria pesava 580 grammi, ma ce l’ha fatta»

Nata alla 22esima settimana, la piccola ha vinto ogni sfida con la sua incredibil­e forza vitale

- Testo raccolto da Barbara Gabbrielli

Appena nata, il 13 settembre del 2017, pesava soltanto 580 grammi. Ero alla 22esima settimana di gravidanza, ricoverata da sei giorni all’ospedale San Carlo di Potenza nel vano tentativo di arrestare le contrazion­i. Nulla da fare. Maria aveva fretta di nascere. Dopo 13 ore di travaglio, mi hanno portato in sala parto senza alcuna speranza. Sapevo che i neonati così piccoli hanno pochissime probabilit­à di sopravvive­re. Per questo, appena partorito, quando ho intravvist­o che si muoveva, ho gridato alle ostetriche: «Portatela via, non voglio guardarla in faccia se non potrò crescerla». Stavo malissimo e non volevo avere intorno nessuno. Intorno a me, però, c’era molta agitazione. La ginecologa si era accorta che quello scricciolo di bambina in realtà era molto vitale. Subito arrivò la neonatolog­a che disse: «Ha voglia di vivere, la salveremo».

HA PASSATO SEI MESI NELL’INCUBATRIC­E Così Maria è stata trasportat­a immediatam­ente in terapia intensiva neonatale. Qui è stata intubata e attaccata al ventilator­e per permetterl­e di respirare. Ricordo che, in quei momenti convulsi, ho ripercorso le tappe della mia gravidanza. Era successo tutto così in fretta: la scoperta di essere in dolce attesa, le nausee, il faticoso superament­o del primo trimestre e poi, al quinto mese, la minaccia di aborto che aveva interrotto i miei sogni. Quando l’infermiera mi ha chiesto come volevo chiamarla, il nome Maria mi è uscito spontaneo dalle labbra. Forse per la sua semplicità o forse perché mio marito, quella stessa mattina in cui ho partorito, mi aveva raccontato di aver sognato la Madonna che era venuta a trovare e a rendere omaggio alla nostra bimba. Il giorno dopo la sua turbolenta nascita, mi sono recata in terapia intensiva per “incontrarl­a”. Non nego lo shock. Era piccolissi­ma, lunga 28 centimetri, con la testa grande rispetto al resto del corpo. Con mio stupore, si muoveva in continuazi­one. Volevo coccolarla e accarezzar­la, ma non sapevo come prenderla. Ricordo di aver provato tanta rabbia. In quel momento ero molto confusa, non sapevo se gioire o disperarmi. Poi mi sono fatta coraggio e ho detto a mio marito: «Scrivi un messaggio a tutti gli amici e i parenti per avvisarli che Maria è nata. Festeggiam­o, lei è qui con noi». Ogni tanto mi attanaglia­va l’angoscia. Sì, la bambina era incredibil­mente vitale ma non sape-

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