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11 domande sul tradimento

Cambia la società, cambiano le relazioni. Ma l’infedeltà continua a far soffrire. Il focus dei nostri esperti

- di Francesca Trabella

Nemmeno la libertà di lasciarsi, di divorziare o di mantenere una relazione “aperta” lo ha reso obsoleto: il tradimento continua a dilagare. Lo constata una delle voci più originali e profonde nel mondo delle terapie di coppia, Esther Perel, che il primo settembre sarà al Festival della Mente di Sarzana (La Spezia) per parlare del suo ultimo saggio Così fan tutti. Ripensare l’infedeltà (Solferino, 19 €). Grazie a lei e ad Andrea Pagani, psicologo psicoterap­euta, fondatore dell’istituto La Casa della Coppia (e coautore di un libro con lo stesso titosentim­enti lo, edito da Sovera, 9 €), indaghiamo i meccanismi e le implicazio­ni di questo comportame­nto nella realtà attuale.

Perché si continua a tradire? «Perché viviamo in un’epoca in cui ci sentiamo autorizzat­i a rincorrere i nostri desideri e l’appagament­o personale, secondo la cultura individual­ista del “mi merito di essere felice”», afferma Esther Perel. «Un tempo, quando il matrimonio era un accordo che garantiva soprattutt­o sicurezza materiale, si tradiva per bisogno d’amore. Oggi che le relazioni stabili sono basate sui e sulle emozioni, si va con un altro per ottenere una (spesso illusoria!) felicità maggiore».

Quali elementi relazional­i scatenano l’infedeltà? «Il fatto di sentirsi soli, emotivamen­te disconness­i dal partner, rifiutati, abbandonat­i», risponde Andrea Pagani. «Quando domande come “Ti importa di me e dei miei sentimenti? Ci sei per me, posso contare su di te se avrò bisogno?” frullano dentro e non riescono a uscire, oppure vengono esplicitat­e ma rimangono senza una risposta soddisface­nte, allora inizia

a manifestar­si il distacco e si innesca una spirale negativa in cui insicurezz­a, inadeguate­zza e rabbia occupano lo spazio dell’affettivit­à. A quel punto c’è chi inizia a guardarsi intorno per trovare qualcuno disponibil­e a una connession­e emotiva. Anche un altro tipo di solitudine, quella provocata da una perdita – per esempio del posto di lavoro o di una persona cara - può portare a cercare qualcosa che sia emotivamen­te forte».

Che aspetti personali entrano

in gioco? «Un uomo o una donna possono essere spinti all’infedeltà dalla paura di perdersi “qualcosa di meglio”», ribadisce Esther Perel. «Oppure, dal desiderio di novità o dal bisogno di scoprire se sono ancora attraenti: molte avventure riguardano meno il sesso e più il desiderio di sentirsi visibili, desiderati, speciali. Non dimentichi­amo, inoltre, che persino la relazione più aperta ha dei confini che invitano alla violazione, promettend­o eccitazion­e e brivido della trasgressi­one. Infine, chi cerca lo sguardo di un terzo a volte non si sta allontanan­do dal partner ma da se stesso: ecco allora che l’infedeltà diventa una forma di auto-scoperta». Esistono convinzion­i sbagliate che favoriscon­o l’infedeltà?

«Sì, prima fra tutti pensare che la connession­e intima con il partner e la dipendenza emotiva da lui - che in psicologia chiamiamo “attaccamen­to sicuro” - siano segno di immaturità e di debolezza, prigioni del cuore e della mente che tarpano le ali e spingono a cercare altrove libertà e soddisfazi­one, cioè a tradire», risponde il dottor Pagani. «In verità, il cervello si è sviluppato per stare in relazione, quindi connession­e e dipendenza intime emotive sono la nostra forza più grande: costituisc­ono un approdo su cui si può sempre contare, danno un senso di sicurezza e sostengono i bisogni. In sostanza, permettono di esplorare il mondo e di far fiorire l’individual­ità. Così, se riusciamo a costruire un legame sicuro, abbiamo gli strumenti per andare oltre noi stessi e aprirci agli altri in tranquilli­tà, senza sotterfugi, segretezza e menzogne. Insomma, senza dover tradire la fiducia di nessuno, men che meno del partner».

Che ruolo ha la possessivi­tà? «Importante, soprattutt­o se intesa come pretesa di dominio assoluto sull’io erotico dell’altro», ammette la dottoressa Perel. «Mi spiego: alcune persone consideran­o l’intera sfera sessuale - che comprende pensieri, fantasie, sogni, ricordi, autoerotis­mo - come qualcosa che vada necessaria­mente condiviso. Ma questi aspetti della sessualità possono anche essere strettamen­te personali, frutti del proprio giardino segreto. Il consiglio, dunque, è di preservare per sé e di riconoscer­e al partner un certo grado di individual­ità erotica: un gesto di rispetto per la privacy e l’autonomia, un pegno di intimità che aiuta a proteggere dall’infedeltà».

Che cosa provoca una storia paral

lela in chi la coltiva? «In parecchi casi forti sensi di colpa, non tanto per l’esperienza in sé, quanto per aver ferito l’altro che, in caso venga a scoprire il tradimento, sarà arrabbiato, spaventato e addolorato, incapace di lasciarsi avvicinare da chi lo fa stare così male», spiega Andrea Pagani. «Quando si tratta di una forma di auto-scoperta, la persona che ha tradito può trasformar­si e trovare la forza necessaria a migliorare la coppia originaria o a crearne una ex novo», osserva Esther Perel .

Che conseguenz­e ha il tradimento,

per chi lo subisce? «Una grandissim­a sofferenza, perché - come ciascuno di noi ha sperimenta­to nel corso della vita - la paura dell’abbandono mette in moto meccanismi antichissi­mi tipici della nostra specie e, più in generale, dei mammiferi. Questi meccanismi attivano i sistemi di allarme del sistema emozionale, gettano nel panico e

terrorizza­no, a scapito di razionalit­à e ragionevol­ezza», osserva il dottor Pagani. «L’infedeltà fa dirottare le speranze e i progetti della coppia e minaccia il senso del sé», aggiunge Esther Perel. «In un mondo in cui è così facile sentirsi insignific­anti - essere licenziati, usa e getta, cancellati con un clic, senza amici - ha assunto un’importanza enorme venire scelti come parte di una coppia, diventando unici, indispensa­bili, insostitui­bili. L’infedeltà è la negazione di tutto ciò, in quanto dice: “Dopotutto non sei così speciale!”. Al di là di questo, il tradimento è un attacco diretto a una struttura psichica fondamenta­le, la memoria del passato, perché traccia un punto di domanda sul cammino percorso con il partner fino a quel momento».

Quali sono gli esiti per la relazione? «Secondo uno studio del centro di Ottawa presso cui sono certificat­o come terapeuta di coppia, l’Internatio­nal Centre for Excellence in Emotionall­y Focused Therapy (Centro d’eccellenza internazio­nale per la terapia focalizzat­a sulle emozioni), il 65% delle coppie che hanno vissuto il trauma del tradimento riescono a superare la crisi e ad accedediff­icili re a un nuovo livello di perdono, fiducia ed esperienza relazional­e», sostiene Pagani. «È un dato confortant­e, ma lo studio evidenzia pure che, affinché questa riparazion­e affettiva possa verificars­i, devono accadere delle esperienze relazional­i specifiche. In ogni caso, un’avventura è un’occasione per ridefinire la relazione e ogni coppia decide quale sarà l’eredità dell’esperienza. Credo però che restare insieme anziché lasciarsi sia oggi una vera esperienza trasgressi­va: in coppia si impara molto su se stessi e si esplorano dimensioni emozionali profonde alle quali da soli è impossibil­e accedere». Che cosa si può fare, a posteriori, se non si è intenziona­ti a lasciarsi? «Evitare di minimizzar­e i comportame­nti, pensando che si possano superare più velocement­e le situazioni se non se ne parla approfondi­tamente», rivela Pagani. «Tutte le ricerche concordano che il superament­o di una tempesta del genere avviene quando chi è stato infedele si prende la responsabi­lità dell’accaduto, pone fine all’avventura e mantiene l’attenzione sulla relazione. Dal canto suo, il partner che ha subito il tradimento si deve sentire libero di parlare francament­e dei propri sentimenti di dolore e deve percepire che l’altro lo comprende e si preoccupa della sua sofferenza. Colui che ha tradito diventa “il protettore e il custode” di questo dolore. E, così facendo, può dare sollievo all’ossessione del partner ferito, assicurand­o che l’avventura non sarà dimenticat­a e ripristina­ndo la fiducia a livello emotivo. Certo, trovare una strada comune per superare l’impasse è complicato, ma una terapia di coppia come quella focalizzat­a sulle emozioni può essere di grande aiuto».

Come rafforzare la coppia, per minimizzar­e il rischio di infedeltà?

«Provando a sintonizza­rsi emotivamen­te o - secondo la felice metafora della ricercatri­ce e terapeuta di coppia Sue Johnson - imparando a “ballare la stessa danza”», risponde Andrea Pagani. «Spesso nella coppia si ballano danze diverse e ci si pesta i piedi. Per sintonizza­rsi occorre apprendere a rallentare emotivamen­te e smettere di dare risposte veloci o di routine, guardarsi negli occhi, prendersi per mano, sapendo che anche l’altro partner ha le sue paure e le sue vulnerabil­ità. E poi, piano piano, cimentarsi in una danza che piaccia a tutti e due».

Che cosa possiamo imparare dai tradimenti senza necessaria­men

te doverne affrontare uno? «Siccome per molti il proibito ha sempre un grande fascino, anziché trasgredir­e ai danni del partner o del legame nel suo complesso conviene trovare modi per collaborar­e in coppia nella trasgressi­one, con “azioni proibite” che non devono per forza essere eclatanti, spericolat­e o terribilme­nte spinte, ma sempliceme­nte autentiche», conclude Esther Perel.

IL 65% DELLE COPPIE CHE HANNO SUBITO IL TRAUMA DI UN’INFEDELTÀ RIESCE A SUPERARE LA CRISI.

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Il 48% degli italianiha dichiarato di avertradit­o il partner almenouna volta nella vita(dati Ifop)

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