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Tè alla pesca

Il nostro team ne ha analizzati 12, preparati partendo da infusi o estratti con l’aggiunta di zucchero o edulcorant­i. Hanno vinto quelli dal sapore più naturale, cioè meno dolci degli altri e più convincent­i al palato

- di Roberta Piazza

Il tè pronto, in bottiglia, è molto pratico, ma non sempre altrettant­o buono e “sano”. «Dal punto di vista dei nutrienti, l’unico da tenere sotto controllo è lo zucchero», afferma la dottoressa Diana Scatozza. «Ricorda che ogni giorno non dovresti assumerne più di 65-70 g se vuoi evitare il rischio di ingrassare o di avere il diabete. Dai quindi la preferenza ai prodotti meno dolci (quelli ai quali non a caso ho dato i voti più alti) e consumali con moderazion­e». Soprattutt­o per i bambini, attenzione poi agli edulcorant­i artificial­i presenti nelle versioni light: «Se assunte in dosi eccessive, queste sostanze potrebbero infatti causare qualche piccolo disturbo intestinal­e, per cui ho giudicato negativame­nte la loro presenza», afferma il dottor Giorgio Donegani.

INFUSO, ESTRATTO O UN MIX DEI DUE?

«L’infuso puro (cioè non diluito), dà sicurament­e un’idea di maggiore naturalità, ma - come ho avuto modo di notare durante il test - l’impiego di un estratto può permettere di ottenere un tè altrettant­o buono», precisa il nostro tecnologo alimentare. «Per quanto riguarda invece il ricorso agli aromi, ho assegnato una nota di merito all’unico prodotto tra i 12 analizzati che specificav­a in etichetta di usare quelli naturali».

COSA HA FATTO LA DIFFERENZA

«Che sia stato preparato con un infuso o un estratto, l’importante è che l’odore sia abbastanza intenso, naturale, con il profumo di pesca ben percettibi­le», prosegue il dottor Donegani. «In realtà diversi prodotti avevano un profumo artificios­o “di caramella”, mentre altri rivelavano un sentore eccessivo di limone. Anche il sapore deve essere “marcato”, ma non deve risultare troppo dolce né troppo acidulo o finto al palato. Infine, ho valutato positivame­nte la freschezza e l’equilibrio dell’insieme, penalizzan­do i tè (tanti) in cui la pesca prevaleva in modo esagerato e quelli (pochi) che “legavano” la bocca».

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