Tè alla pesca
Il nostro team ne ha analizzati 12, preparati partendo da infusi o estratti con l’aggiunta di zucchero o edulcoranti. Hanno vinto quelli dal sapore più naturale, cioè meno dolci degli altri e più convincenti al palato
Il tè pronto, in bottiglia, è molto pratico, ma non sempre altrettanto buono e “sano”. «Dal punto di vista dei nutrienti, l’unico da tenere sotto controllo è lo zucchero», afferma la dottoressa Diana Scatozza. «Ricorda che ogni giorno non dovresti assumerne più di 65-70 g se vuoi evitare il rischio di ingrassare o di avere il diabete. Dai quindi la preferenza ai prodotti meno dolci (quelli ai quali non a caso ho dato i voti più alti) e consumali con moderazione». Soprattutto per i bambini, attenzione poi agli edulcoranti artificiali presenti nelle versioni light: «Se assunte in dosi eccessive, queste sostanze potrebbero infatti causare qualche piccolo disturbo intestinale, per cui ho giudicato negativamente la loro presenza», afferma il dottor Giorgio Donegani.
INFUSO, ESTRATTO O UN MIX DEI DUE?
«L’infuso puro (cioè non diluito), dà sicuramente un’idea di maggiore naturalità, ma - come ho avuto modo di notare durante il test - l’impiego di un estratto può permettere di ottenere un tè altrettanto buono», precisa il nostro tecnologo alimentare. «Per quanto riguarda invece il ricorso agli aromi, ho assegnato una nota di merito all’unico prodotto tra i 12 analizzati che specificava in etichetta di usare quelli naturali».
COSA HA FATTO LA DIFFERENZA
«Che sia stato preparato con un infuso o un estratto, l’importante è che l’odore sia abbastanza intenso, naturale, con il profumo di pesca ben percettibile», prosegue il dottor Donegani. «In realtà diversi prodotti avevano un profumo artificioso “di caramella”, mentre altri rivelavano un sentore eccessivo di limone. Anche il sapore deve essere “marcato”, ma non deve risultare troppo dolce né troppo acidulo o finto al palato. Infine, ho valutato positivamente la freschezza e l’equilibrio dell’insieme, penalizzando i tè (tanti) in cui la pesca prevaleva in modo esagerato e quelli (pochi) che “legavano” la bocca».