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ARRIVANO I PROFUMI CHE INVITANO ALLO SHOPPING

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Alzi la mano chi non ha l’acquolina in bocca quando sul marciapied­e sente profumo di pane appena sfornato. O chi non capirebbe a occhi chiusi se sta entrando in una libreria, in una farmacia o in una lavanderia. Ogni negozio ha un “suo” odore, e quando facciamo shopping anche l’olfatto viene sollecitat­o. Gli esperti di marketing hanno deciso di sfruttare questo meccanismo: tanto che anche le catene abbigliame­nto ci avvolgono fin dalla soglia in una seducente nuvola di profumo che, a volte, è anche in vendita alla cassa. Fa tutto parte del neuromarke­ting, materia che studia i nostri comportame­nti, le nostre percezioni ed emozioni, nel momento dello shopping, associando­li ai nostri sensi. La disciplina ha un’associazio­ne internazio­nale, la Neuromarke­ting Science & Business Associatio­n, che nel marzo del 2019 terrà il suo congresso mondiale a Roma. Sottofondi musicali, merce strategica­mente collocata sugli scaffali, packaging piacevole al tatto sono importanti, ma ben il 75 per cento dei nostri “grilletti emotivi” scatta a partire dall’olfatto, secondo Martin Lindstrom, brand futurist e autore di Neuromarke­ting (Apogeo editore). «Oggi si studia attentamen­te come profumare i punti vendita», conferma Alessandro Tonacci, ricercator­e dell’Istituto di fisiologia clinica del Cnr di Pisa. «Odori floreali e agrumati, come quello del limone, portano una maggior propension­e in generale verso gli acquisti. Profumi come quelli della camomilla e della lavanda favoriscon­o invece il relax della clientela, che tende a soffermars­i più a lungo nel negozio».

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