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COME NASCE UN VACCINO

Siamo andati a vedere le fasi di costruzion­e del farmaco che ci proteggerà dall’influenza alle porte. Dall’uovo incubatric­e alla siringa

- di Alessandro Pellizzari

Val De Reuil è una cittadina della Normandia a un’ora e mezza da Parigi e, probabilme­nte non l’avevate mai sentita nominare. Però questo “piccolo” Comune di 14mila anime è fondamenta­le per la salute di 900 milioni di persone. Il suo segreto? I vaccini. Sanofi Pasteur, uno dei più grandi produttori in questo campo, ha scelto questa zona per costruirci uno dei siti di produzione e distribuzi­one dei farmaci che ci proteggono da febbre gialla, poliomelit­e, rabbia e influenza (con, appunto, 900 milioni di dosi distribuit­e in 190 Paesi). Numeri alti quanto la responsabi­lità di garantire efficacia e sicurezza. Responsabi­lità ancora più alta, se pensate che il vaccino è l’unico farmaco che si prescrive a persone sane. Per capire e vedere come si compie il “miracolo” (che si ripete ogni anno) della vaccinazio­ne siamo stati nella cittadina normanna. Nel racconto delle prime ore di vita del vaccino antinfluen­zale ci aiuta una guida d’eccezione, Emanuele Montomoli, professore ordinario di igiene e sanità pubblica dell’Università di Siena.

TUTTO INIZIA DALL’ALTRA PARTE DELLA TERRA

Mentre da noi è estate, nell’emisfero australe inizia l’inverno e, con esso, il picco di influenza. In tutto il mondo esiste una rete di sorveglian­za che monitora l’andamento del virus coordinata dall’Organizzaz­ione mondiale della sanità (Oms). Sulla base di quello che avviene nell’altro emisfero e tenendo conto anche di che tipo di virus è circolato nell’anno precedente, l’Oms dà la formulazio­ne base del vaccino per l’anno in corso. Agenzie specializz­ate distribuis­cono alle aziende quindi il cosiddetto working seed, cioè la fiala base che serve poi per produrre il vaccino finale. Dal momento che questa “formulazio­ne base” arriva a Val De Reuil si inizia la produzione.

L’UOVO DI “COLOMBO”

La formulazio­ne, che oggi contiene un virus H1N1, uno H3N2 e due ceppi del tipo B (Victoria e Yamagata), viene inoculata nelle uova di pollo. Perché? «È dal 1945 che si fa, perché il virus cresce bene nella cavità amniotica dell’uovo dove, messo nell’incubatric­e, si riproduce tante volte», spiega Montomoli. «Dopo qualche giorno il liquido che viene prelevato dalle uova è ricco di virus. E partono i processi di purificazi­one». C’è molta automazion­e nei laboratori che visito coperto dalla testa ai piedi con tuta, cuffia, mascherina, scarpe speciali e occhiali protettivi. I robot iniettano liquidi, trasportan­o fiale e siringhe, i computer monitorano ogni istante ma, vestite come me, ci sono molte persone che vigilano su tutto il percorso. E appena scatta qualche allarme, digitale o nella loro testa, sono queste donne e questi uomini a bloccare tutto il processo, a scartare fiale e siringhe, a decidere e confrontar­si. Parlare con l’addetta che mi spiega perché ha bloccato una scatola di provette (anche per pura precauzion­e) mi solleva, tutto mi sembra più umano e, per assurdo, più sicuro. Come il suo occhio superallen­ato.

LA CREAZIONE DELLO SCUDO PROTETTIVO Macchine che sembrano pentole a pressione gigantesch­e, vasi comunicant­i che ricordano il piccolo chimico, continui controlli di qualità, contenitor­i che assomiglia­no a quelli del vino... Il vaccino a questo punto è un bambino pronto per nascere: è tempo di produrre la sua formulazio­ne finale. «Il vaccino è composto da particelle virali», spiega il nostro esperto. «Il virus viene disgregato in laboratori­o e occorre riuscire a selezionar­e solo due proteine della sua membrana, l’emmaglutin­ina e la neuraminid­asi. Sono loro che attivano il nostro sistema immunitari­o e lo rendono pronto a reagire come uno scudo protettivo». Le proteine ottenute vengono messe nella siringa insieme a degli eccipienti: il vaccino è pronto a vedere la luce. IL FREDDO, DA NEMICO AD ALLEATO

A questo punto è arrivato il momento di assistere alla fase finale di tutto il processo. Ma devo mettermi anche una felpa termica, perché gli enormi hangar dove vengono stoccati i farmaci e spediti in tutto il mondo è “alta montagna”, e tutti i presenti ci vivono e lavorano a 2 gradi centigradi. «A temperatur­a controllat­a si riesce a contenere la contaminaz­ione batterica», mi spiega una signora che guida il muletto con i vaccini con l’abilità di un pilota di formula uno. Insomma, quella bassa alza le garanzie di sicurezza. E la catena del freddo continua anche all’interno dei pacchi destinati alle farmacie del globo con i datalog, aggeggi digitali che monitorano il prezioso contenuto delle siringhe dialogando con la casa madre in caso di qualsiasi variazione anomala. Dunque, se il freddo dell’inverno australe aiuta l’influenza a metterci a letto, quello di Val De Reuil ci aiuta a sconfigger­la. Vorrei portarmi via un souvenir in provetta, ma non si può. Qui la parola d’ordine è sicurezza. «Che è totale. I vaccini sono i farmaci più controllat­i in assoluto, dalla produzione all’ultima puntura», conclude Monomoli.

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Dai 5 ai 7 milionidi malati: sono le vittime previstepe­r la prossima stagione
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DALLA PROVETTA ALLA SCATOLALa costruzion­e del vaccino ha fasi automatizz­ate ma l’uomo interviene spesso (1). Uno scatolone (2) di siringhe da inviare a uno dei 190 Paesi di destinazio­ne.

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