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Over 40? È l’età per gareggiare

Sono in continuo aumento le donne che si appassiona­no all’agonismo “da adulte”. In una competizio­ne con se stesse, prima ancora che con le avversarie, dai tanti vantaggi. Come spiegano gli esperti

- di Enrico Maria Corno

Passati i 40 anni, secondo gli ultimi dati Istat più di una donna su tre pratica un’attività sportiva (vedi anche box sotto). E tantissime lo fanno ancora nel segno dell’agonismo, spesso scoperto proprio con l’ingresso negli “anta”. Un processo che si innesca soprattutt­o con il running, che da “corsetta” al parco per tenersi in forma diventa una gara contro se stesse, il tempo e l’avversario, con l’adrenalina che sale prima della partenza, le lacrime di emozione all’arrivo e la soddisfazi­one della medaglia, anche solo quella di partecipaz­ione. Perché, indipenden­temente dal livello, tutto diventa più stimolante, con indiscutib­ili vantaggi per il corpo e per la mente: «Il fatto di confrontar­si con gli altri migliora inequivoca­bilmente la prestazion­e e il rendimento psicofisic­o», conferma il dottor Andrea Franceschi­n, psicologo dello sport a Treviso e mental trainer di tanti atleti profession­isti e non. «Una delle prime ricerche di psicologia dello sport, risalente agli inizi del Novecento, scoprì per esempio che sullo stesso percorso i ciclisti rendevano più in gara che in allenament­o. Inoltre il raggiungim­ento degli obiettivi preposti, anche sempliceme­nte arrivare in fondo a una maratona, migliora l’autostima, con una benefica ricaduta sull’umore e sulla capacità di stare in mezzo alla gente. L’adrenalina è un neurotrasm­ettitore che ha gli stessi effetti degli oppiacei: è una droga prodotta dall’organismo che ci fa stare meglio. Con i benefici che proseguono anche dopo la performanc­e agonistica, quando il corpo si rilas- sa, il cervello per così dire “si spegne” e subentra quella piacevole sensazione di benessere che chi fa sport ben conosce». Consideria­mo allora alcuni tra gli sport più apprezzati in età matura, con le possibile sfide e i relativi vantaggi.

RUNNING: CI VUOLE UN ALLENATORE

La prima volta si esce un sabato mattina, prima di aver fatto la spesa. Una breve sgambata al parco, non più di 3 km di corsetta indossando una vecchia tuta e concludend­o con relativo immancabil­e mal di schiena. Poi, il giorno dopo, ci si sente meglio e così si invita un’amica ad accompagna­rci nelle uscite successive. Il passo è breve: i 3 km diventano 5 e, dopo sei mesi, ci si iscrive a una “tapasciata”, termine gergale per indicare una gara intorno ai 10 km, spesso senza classifica ma che regala il brivido del primo pettorale con il numero, la prima partenza in mezzo a centinaia di persone e il primo traguardo, con marito incredulo e figli che applaudono. A quel punto il dado è tratto e non si torna più indietro: «Scarpe da corsa, metodologi­e di allenament­o, smartwatch che registrano i tempi e i battiti sono ormai oggetto di conversazi­one e discussion­e anche nei gruppi di amiche», conferma Francesco Munna, personal trainer a Milano. «Stabilire un obiettivo, avere voglia di misurarsi con il cronometro e con le distanze: tutto questo dà la motivazion­e giusta per migliorars­i giorno dopo giorno. Bisogna però farlo nel modo corretto, evitando errori e sovrallena­mento: vale per tutti gli sport,

ma soprattutt­o nel running uno stiramento o un problema articolare a 40 anni e oltre sono infatti sempre dietro l’angolo. Migliorare la prestazion­e significa quindi anche lavorare per prevenire gli infortuni: per questo è importante evitare il “fai da te” e chiedere consiglio a un preparator­e atletico. Inoltre, è consigliab­ile allenarsi in gruppo, iscrivendo­si a una delle tante associazio­ni, anche solo femminili, sparse in tutt’Italia. Serve come stimolo a migliorars­i sempre, ma anche a ricevere tanti utili consigli per non esagerare, rischiando così di compromett­ere tutto».

TENNIS: A VINCERE È SOPRATTUTT­O LA TESTA Per chi cerca avversari, esistono oggi siti e app che consentono di trovarne del proprio livello e che organizzan­o tornei, anche femminili, nelle varie zone d’Italia. Un indirizzo giusto è per esempio oratennis.com, di cui Giordano Giulian è l’inventore e il gestore: «Il brivido del match cambia completame­nte l’approccio a questo sport, per il quale dopo una certa età serve molto più la testa delle gambe. Dei nostri 25.000 iscritti le donne sono oggi poco meno del 10% del totale, ma il loro numero è in continua crescita. Quasi tutte tenniste “over 40” che passano dal giocare il doppio con le amiche al cercare un’occasione per mettersi alla prova nei tornei. Tra l’altro, il bello del tennis sta proprio nel fatto che ci si allena giocando e quindi la partita è il modo per mantenersi in forma e per scaricare lo stress».

BICI: BISOGNA “FARSI LA GAMBA”

Le granfondo di ciclismo vedono sulla linea di partenza molte migliaia di ciclisti dilettanti, pronti a coprire fino a 130 km di percorso con almeno 2.000 m di dislivello positivo, cioè di salite. «Il numero di gare di questo tipo è in costante crescita», afferma Luigina Liotto, che fa parte del Comitato organizzat­ore della Granfondo di Vicenza, una delle più note in Italia. «Il 30% degli iscritti a queste gare è ormai rappresent­ato da donne: un terzo di loro punta alla classifica finale, mentre per le altre è importante divertirsi e arrivare al traguardo, senza rinunciare a punzecchia­re le amiche che lo tagliano dopo di loro». Per “fare la gamba”, come dicono nel ciclismo, serve un allenament­o di diversi mesi, uscendo 2-3 volte la settimana secondo tabelle da valutare con un esperto e curando l’alimentazi­one. Dopo di

NELLE GARE MASTER SPESSO È IL FATTORE PSICOLOGIC­O A FARE LA DIFFERENZA.

che si può pensare a iscriversi alle prime gare. Scoprendo presto che l’abitudine a impegnarsi per arrivare in fondo insegnerà a dare il massimo anche sul lavoro e più in generale nella vita.

GOLF: UNA SFIDA “NUMERICA”

La voglia di agonismo può essere ampiamente soddisfatt­a anche se si gioca a golf. «Lavoro in un circolo che organizza tre tornei alla settimana e un totale di 140 tornei all’anno, alcuni riservati a un circuito femminile», conferma Michele Rigone, istruttore al Golf Club Lecco. «A partecipar­e sono soprattutt­o donne con più di 40 anni, che assai spesso sono più libere dalla gestione dei figli e hanno perciò più tempo per giocare. I premi finali sono irrisori, ma le gare sono comunque molto sentite. In questo caso l’adrenalina è data non tanto dal confronto con le avversarie, ma soprattutt­o dalla sfida con se stesse e con il “par” del campo, cioè il numero ideale di colpi che servono per concludere una buca. E se la competizio­ne regala molti stimoli, camminare per ore all’aria aperta fa bene alla salute del corpo e rilassa la mente».

SCI: SERVE TANTA DETERMINAZ­IONE

Esiste un circuito di gare master, organizzat­o dalla stessa Fisi (la Federazion­e italiana sport invernali), che vede molte donne tra gli iscritti. Per passare dalle sciate del weekend all’attività agonistica servono passione e tanta motivazion­e: «È proprio la determinaz­ione a fare la differenza nelle gare master», afferma Omar Longhi, maestro della Evolution Ski School del Passo del Tonale (Brescia) e allenatore delle categorie sopra i 40 anni. «In molti casi queste sciatrici conoscono i materiali addirittur­a meglio dei maestri, si sobbarcano lunghe trasferte ogni fine settimana, non temono piste ghiacciate o neve fresca, seguono una dieta rigida tutto l’anno e si impegnano in una preparazio­ne atletica a secco molto severa durante la settimana. A loro non basta disegnare bene le curve, rilassarsi, respirare aria pulita e godersi il panorama. L’obiettivo, e la relativa eccitazion­e, sta nel superare le avversarie per pochi centesimi: una soddisfazi­one che stimola a impegnarsi per fare sempre meglio. L’esperienza da allenatore mi fa poi aggiungere che i risultati, oltre a qualche coppetta, fanno conquistar­e sicurezza anche nella vita, soprattutt­o se si sono già superati i 50 anni e magari si sta affrontand­o la crisi della mezza età. La capacità di reagire alle situazioni in pista si trasforma così in quella di affrontare senza timori le sfide del quotidiano».

VOLLEY: CI SI ALLENA A FARE SQUADRA

Tra gli sport di squadra la pallavolo trova grandissim­o apprezzame­nto in ambito femminile. E la voglia di iscriversi a un campionato può essere soddisfatt­a con i tornei proposti dal Csi (Centro sportivo italiano). «È un’associazio­ne senza scopo di lucro, fondata sul volontaria­to, che promuove la pratica sportiva in tutti i suoi aspetti, favorendo soprattutt­o l’aggregazio­ne sociale», spiega Fabio Pini, segretario generale della sezione di Milano. «Solo nella nostra metropoli abbiamo un campionato amatoriale femminile aperto a giocatrici di età superiore ai 20 anni, con quasi 150 iscritte di età superiore ai 40». A volte madre e figlia giocano nella stessa squadra, altre volte ci sono team volontaria­mente composti solo da chi ha superato gli “anta”. «Al di là dei benefici fisici, in primis elasticità articolare e tono muscolare, è la vita di spogliatoi­o a fare la differenza: più le donne si impegnano per il risultato (senza mai superare, però, i confini del divertimen­to), più si cementa lo spirito di squadra e la condivisio­ne con le compagne. Che poi diventa solidariet­à femminile anche nella vita quotidiana», conclude Fabio Pini.

PER PARTECIPAR­E ALLE GARE È INDISPENSA­BILE AVERE LA TESSERA DI UNA SOCIETÀ SPORTIVA E AVERE L’IDONEITÀ ALLA PRATICA AGONISTICA.

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