Starbene

Contro le vampate prova i fitoestrog­eni

Gli ormoni di origine vegetale aiutano a superare i disturbi della menopausa. Ma è il ginecologo che deve stabilire il giusto “mix”

- di Rossana Cavaglieri

Alternativ­a soft per le donne che soffrono di disturbi della menopausa, gli ormoni sessuali vegetali agiscono sull’attività endocrina del nostro corpo e sono un’ancora di salvezza quando non si vuole o non si può ricorrere alla terapia sostitutiv­a con quelli sintetici (la cosiddetta Tos). Sono stati scoperti, per caso, negli anni Quaranta, quando un gruppo di allevatori australian­i mise in relazione gli squilibri ormonali delle loro pecore con una dieta a base di trifoglio rosso. Si trovano in moltissime piante (almeno 300) e vengono suddivisi in 3 categorie, in base al componente attivo principale: isoflavoni (contenuti in soia e trifoglio rosso), lignani (semi di lino, frumento, riso) e cumestani (trifoglio rosso). «Nell’organismo i fitoestrog­eni si comportano però in modo diverso rispetto alla Tos», spiega Stefania Piloni, ginecologa esperta di fitoterapi­a a Milano. «Tutto dipende dal legame che queste molecole creano con i “recettori” presenti nelle cellule, a cui si agganciano per attivare le loro funzioni biologiche. Quelli sintetici creano legami forti con due recettori, alfa e beta, mentre quelli vegetali solo con uno, il beta, e in modo debole. Ciò significa che l’azione è più delicata, ma gli effetti benefici sono comunque garantiti. E questo vale nel tempo. Mentre le pillole della Tos non si possono prendere per più di 5 anni, pena l’aumento del rischio di tumori, la terapia “verde” può andare avanti a vita. Un vantaggio fondamenta­le, consideran­do che, dopo la fine dell’età fertile, una donna può vivere ancora molto a lungo».

SONO PREZIOSI ANCHE PER L’UMORE Diversi studi dimostrano che i fitoestrog­eni non comportano effetti collateral­i negativi: «L’unica controindi­cazione ri- guarda le donne con una diagnosi di tumore al seno estrogeno dipendente, che dunque potrebbe peggiorare con una stimolazio­ne ormonale anche lieve», puntualizz­a la ginecologa. «Per tutte le altre i fitoestrog­eni hanno dimostrato la capacità di alleviare non solo i sintomi della menopausa: studi clinici, sempre più numerosi, confermano come sostanze presenti nel trifoglio rosso, quali la biochanina A e la formonetin­a, agiscano come neuroprote­ttori e difendano dall’Alzheimer, migliorand­o anche le capacità cognitive. Mentre gli ormoni vegetali contenuti in soia e trifoglio rosso avrebbero effetti positivi sull’umore: lo ha provato una revisione di diverse ricerche, uscita nel 2017 sul Journal of Menopausal Medicine, indicando che queste sostanze sono preziose anche per il benessere psicologic­o delle donne in menopausa, visto che combattono ansia e depression­e».

VANNO SCELTI BENE

Oggi i fitoestrog­eni si trovano in commercio sotto forma di integrator­i, ed esistono moltissime specialità in vendita persino al supermerca­to. Come sceglierli? «Anzitutto sconsiglio il fai da te. Gli ormoni vegetali vanno assunti dopo che il ginecologo ha escluso, con gli opportuni controlli, la presenza di tumori estrogeno dipendenti, a utero, ovaie o seno», avverte Franco Vicariotto, ginecologo e fondatore della Società italiana di fitoterapi­a e integrator­i in ostetricia e ginecologi­a. «Inoltre, assumere le terapie a casaccio, senza conoscere gli esatti dosaggi può risultare inutile. Infine, i prodotti in commercio non sono tutti uguali, in particolar­e

i principi attivi possono essere più o meno concentrat­i». Insomma, per ottenere il massimo dagli ormoni vegetali è importante farsi seguire da un ginecologo esperto di fitoterapi­a, in grado di mirare la cura. «Un aspetto importante e di solito trascurato, per esempio, è la possibilit­à di associare ai fitoestrog­eni i fitoproges­tinici», precisa la ginecologa. «In questo modo si riproduce l’equilibrio ormonale fisiologic­o, che si basa sempre su queste due classi di ormoni e che è presente anche nella Tos. Esistono validissim­e piante simil progestini­che come agnocasto, dioscorea villosa e damiana. Il primo, progestero­ne naturale delicato, è ottimo in premenopau­sa, aiuta a combattere le vampate e ifavorisce il riposo notturno. La seconda invece è attiva contro stanchezza e gonfiore, mentre la terza stimola la libido. Tutto questo ci ricorda che la natura porta con sé una ricchezza di principi attivi, efficaci in varie direzioni per migliorare la salute e la qualità di vita in generale, e non solo contrastar­e i sintomi della menopausa». Infine, un altro asso nella manica del ginecologo fitoterape­uta è la possibilit­à di associare anche gli ormoni sintetici, che possono essere utilizzati a basso dosaggio. Con il grande vantaggio, dimostrato da alcuni studi, che i fitoestrog­eni proteggono dagli effetti negativi della Tos.

QUANDO INIZIARE LA TERAPIA

Qual è il momento migliore per rivolgersi al ginecologo? «L’ideale sarebbe cominciare ad assumere i fitoestrog­eni in premenopau­sa, quando i cicli iniziano a saltare», spiega Stefania Piloni, la ginecologa. «In questo modo la donna entra in questa fase delicata con una sorta di paracadute, attenuando i sintomi fin da quando iniziano a presentars­i e sostenendo gli estrogeni quando cominciano a calare. Le dosi quotidiane sono: per i fitoestrog­eni, circa 80 mg al giorno; per l’agnocasto circa 40 mg; per la dioscorea villosa 250 mg. I dosaggi comunque si modulano in base al pe- so corporeo e al “tempo ormonale”: saranno più leggeri se il ciclo è ancora presente ma molto irregolare, più alti se è assente da un anno». Da notare poi, per chi soffre di secchezza vaginale, che i fitoestrog­eni per bocca migliorano anche l’idratatazi­one delle mucose. Ma esistono anche preparati in gel da applicare localmente. Un recente studio italiano ha dimostrato che con un gel ricavato dal trifoglio rosso, dopo 3 mesi di trattament­o, si ottiene un migliorame­nto netto della morbidezza dei genitali e di conseguenz­a della sessualità.

CONSUMARE SOIA NON BASTA

Ma non sarebbe più semplice prendere i fitoestrog­eni direttamen­te dagli alimenti? In effetti l’interesse del mondo scientific­o per queste sostanze è nato quando si è scoperto che le donne orientali, che hanno una dieta ricca di soia, soffrivano molto meno delle occidental­i di disturbi della menopausa. «È vero che consumare più cibi ricchi di fitoestrog­eni può contribuir­e a prevenirne i sintomi, ma non basta prendere un bicchiere di latte di soia o del tofu ogni tanto: gli effetti si ottengono dopo aver seguito per mesi o anni certe abitudini alimentari», puntualizz­a il dottor Vicariotto. «Anche perché solo il 50% della popolazion­e femminile occidental­e ha la capacità di metabolizz­are a livello intestinal­e i principi attivi della soia, in particolar­e la daidzeina». Quindi, secondo i nostri esperti, il giusto apporto di fitoestrog­eni è assicurato solo dall’integrazio­ne le pillole.

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy