La neve è sempre più verde
Plastica bandita, fine delle confezioni usa e getta, riconversione dell’energia elettrica e del calore. Arriva la svolta ambientale dei comprensori sciistici
Le plastiche non risparmiano nemmeno i
ghiacciai. I ricercatori dell’Università Statale di Milano e di Milano Bicocca, infatti, hanno rilevato la presenza di 75 particelle di materiali inquinanti (tra poliestere, poliammide, polietilene e polipropilene) per ogni chilo di ghiaccio. Un’inquietante scoperta avvenuta nel Parco dello Stelvio, sul Ghiacciaio dei Forni.
Ski area plastic free
Proprio questo dato allarmante è servito da stimolo al comprensorio sciistico di Pejo 3000 (Trento), primo al mondo ad avviare un sistematico progetto plastic free. La piccola ski area della Val di Sole (valdisole.net), con 18 km di piste tra i 1.400 e i 3.000 m, ha infatti bandito da questa stagione ogni materiale plastico usa e getta, a cominciare dai 30 mila biglietti annui delle funivie. «La grossa novità parte con lo skipass: prima era di plastica, ora è di carta», spiega Simone Pegolotti, direttore di Pejo Funivie. Anche l’area sciistica nel cuore del Parco nazionale dello Stelvio sta andando in quella direzione, coinvolgendo i rifugi: «Oltre alle stoviglie e alle bottigliette di plastica, i clienti non troveranno più bustine monodose di ketchup e maionese e nemmeno snack o barrette energetiche con incarti plastici. Persino i cioccolatini serviti insieme al caffè saranno solo con incarto in alluminio», racconta Marco Leo, direttore del Rifugio Scoiattolo. Una rivoluzione spiegata ai clienti da colorati e ironici cartelloni, ma anche dai maestri di sci, che tra una discesa e uno spazzaneve sensibilizzeranno gli allievi sul tema.
Borracce d’alta quota
Attente alla riduzione della plastica sono anche le baite della Plose (Bolzano), la montagna sopra Bressanone (brixen.org). Qui, da agosto non si vendono più bottiglie d’acqua in pet, ma si riempiono borracce. Grazie al progetto Refill,
I ghiacciai si sono assottigliati al ritmo di circa mezzo metro all’anno tra il 2006 e il 2015 (Fonte: Ipcc)
portato avanti dai gestori dei rifugi insieme alla Società funivie Plose e Bressanone Turismo Cooperativa, si può acquistare un contenitore in acciaio inox (9,95 €) e farselo riempire nei rifugi o nelle fontane dove sgorga pura acqua di fonte. «La richiesta è alta», afferma Werner Zanotti, direttore di Bressanone Turismo. Dall’Alto Adige al Piemonte: in molti locali della Valle Stura (vallesturaexperience.it), in provincia di Cuneo, alle porte dei bar e ristoranti più virtuosi si può leggere l’indicazione “Nel nostro locale non vendiamo bottigliette di plastica, ma una borraccia che potrai utilizzare per anni”. In questo caso l’alternativa green proposta ai turisti è una bottiglia riutilizzabile del brand Ferrino, venduta al prezzo simbolico di 3,50 €.
Impianti a basso impatto
Oltre al contenimento dei rifiuti, le nostre montagne sono ora sempre più attente anche ai consumi energetici. È il caso della valdostana Courmayeur, dove l’avveniristica funivia Skyway Monte Bianco (montebianco.com) ha un sistema per il recupero dell’energia elettrica prodotta dalle funivie e del calore delle stazioni motrici. Inoltre, le vetrate sono studiate per raccogliere il calore evitando dispersioni. Grazie al progetto “Save the Glacier”, inoltre, la zona è stata ripulita da ben 20 tonnellate di rottami e materiali ferrosi emersi dallo scioglimento del ghiacciaio del Grand Flambeau. E un risparmio in energia ed emissioni è in atto anche a Livigno (Sondrio, livigno.eu), dove i cannoni sparaneve sono stati sostituiti dal “riciclo” della neve. «La tecnica dello snowfarm consiste in un innovativo metodo di conservazione della neve, basato sull’impiego di segatura e teli geotermici, che la proteggono dalle alte temperature estive impedendone lo scioglimento. Così riusciamo a ridurre l’uso di neve artificiale», spiega Fabiano Monti, responsabile del Progetto Snowfarm.