QUANDO È INSOSTITUIBILE
In caso di specifiche motivazioni cliniche, come le comprovate allergie o intolleranze ad alcuni eccipienti, il medico curante può apporre sulla prescrizione la dicitura “non sostituibile”, sia per il farmaco di marca, sia per il generico. In questo modo, se non dispone del prodotto in questione, il farmacista è chiamato a recuperarlo in giornata e non può proporre un’alternativa.
«Al di là dell’equivalenza, che è sempre garantita, cambiare spesso marca di farmaci rischia anche di creare confusione, in particolare negli anziani, che normalmente si ritrovano ad assumere più terapie durante il giorno e possono fare confusione tra confezioni diverse dal solito, cadendo in errori di assunzione». Un altro aspetto di cui tenere conto sono gli eccipienti, anch’essi variabili tra un farmaco e l’altro. «Normalmente, quando pensiamo a un medicinale, consideriamo soltanto il suo principio attivo: in realtà, all’interno del prodotto ci sono altri “ingredienti” ugualmente importanti, che servono a veicolare la preparazione all’interno dell’organismo e a favorire stabilità, conservazione, somministrazione, assorbimento ed efficacia», spiega il professor Luca Gallelli, professore di farmacologia clinica presso l’Università degli studi Magna Graecia di Catanzaro. «Parliamo di una pluralità di sostanze diverse, dai leganti agli antiossidanti, dai conservanti ai solubilizzanti, che hanno superato i test di sicurezza a livello della popolazione prima di essere stati approvati per il commercio».
Il rischio di tossicità
Il problema è che alcuni eccipienti possono essere inadatti (o addirittura tossici) per certi pazienti: pensiamo per esempio a glucosio e saccarosio, che andrebbero evitati nei diabetici; a parabeni e olio di arachidi, che possono causare reazioni allergiche nei soggetti predisposti; al lattosio, non indicato negli intolleranti; all’aspartame, che rappresenta un problema per chi è affetto da fenilchetonuria; all’amido di frumento, non sicuro per i celiaci. «Dal momento che a oggi la normativa prevede che un farmaco equivalente possa contenere eccipienti diversi rispetto all’originale, bisogna tenere sotto controllo anche questa variabile», conclude il professor Gallelli. «Spesso siamo convinti di non tollerare un certo farmaco, quando il problema è rappresentato solo da un singolo eccipiente. Questo suggerisce ulteriore prudenza: seguiamo le indicazioni mediche e, qualora il farmaco di nostro interesse non sia disponibile nella farmacia di fiducia, ordiniamolo o cerchiamolo altrove».
Gli equivalenti possono contenere conservanti, solubilizzanti, antiossidanti diversi: sostanze che possono essere tollerate più o meno bene dai pazienti.