DISORDINATI ORGANIZZATI
Quando Antonella Paglicci mi ha proposto un pezzo sul sapersi organizzare mi sono stupita. È un tema che abbiamo trattato varie volte e che regolarmente si è risolto in un inno alla capacità di tenere tutto in ordine, fare piazza pulita delle cose inutili, darsi scadenze e fissare impegni. Strano che la mia vulcanica collega volesse scrivere di “how to do”. Ho dato uno sguardo alla mia scrivania disordinatissima e ho pensato che forse a tante persone, me compresa, un ripassone delle regole per diventare un po’ più precisini avrebbe giovato, e di malavoglia ho detto sì. Poi ci siamo risentite per la scelta delle immagini con cui illustrare l’articolo. E lei col suo squillante accento toscano è esplosa: “Ma non ti parlo mica di come fare ordine!”. Mi ha mandato l’intervista al professor Fraccaroli, docente di psicologia del lavoro e delle organizzazioni all’università di Trento: interessantissima. Correte a leggerla a pagina 82. So che farò infuriare Antonella ma vi spoilero il finale. Alla domanda “la capacità organizzativa va d’accordo con il disordine?” Il professore ha risposto: “Per sapersi organizzare non bisogna avere obiettivi sempre chiari, piani specifici ed essere rigorosi. Non è una questione di metodo ma più di autenticità e apertura mentale. Non siamo orologi, e la nostra mente ha bisogno di flessibilità e varietà di situazioni. I grandi risultati spesso saltano fuori quando si è liberi mentalmente e pronti a cogliere le opportunità più sorprendenti”.
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