MI SENTITE BENE?
Gli acuti del reuccio Claudio Villa sfioravano la vetta del Gran Sasso, mentre i toni vibranti di Alberto Lupo li misuravi con la scala Mercalli. A casa di mia nonna, aquilana doc, il volume della tivù era sempre alle stelle e tu dovevi ripetere, scandire, sgolarti... Quando però la sera, a letto, si chiacchierava tra sorelle, la vecchietta come un radar registrava tutto. Il suo udito era un mistero e in più di un’occasione ho avuto il dubbio che fosse tutta una farsa. Ma ora che posso parlare a mia nonna solo guardando il cielo, le chiedo scusa per i miei sospetti. A illuminarmi è stato un otorinolaringoiatra, il dottor Sergio Panizza, intervistato da Paola Rinaldi a pag. 8. Premesso che con l’avanzare degli anni (attenzione, parliamo dai 20 in poi!) le cellule ciliate dell’orecchio diminuiscono progressivamente ed è quindi normale che l’udito diventi sempre meno fine, c’è un altro fenomeno che entra in gioco. È la progressiva incapacità di eliminare i rumori di fondo e di distinguere con facilità le parole dagli altri suoni presenti in un ambiente. Ecco quindi che comprendere un discorso mentre c’è un apparecchio acceso diventa difficile perché non si riesce a isolare le parole, mentre sentire due persone che conversano a bassa voce nel silenzio può risultare più semplice. Chiarito l’arcano. Nell’articolo trovate molte altre informazioni interessanti. Per esempio, scoprirete che esistono suonerie per cellulari udibili solo dagli adolescenti (in barba ai loro prof). E che per indovinare l’età di una persona basta fargli ascoltare un fischio. Ovviamente a patto che non ci siano protesi acustiche (oggi assolutamente invisibili) a rinverdire i risultati del test.