Fare la spesa nel Medioevo, tra lussi e necessità
Nelle fiere e nei mercati delle grandi città medievali si poteva trovare praticamente di tutto, se si aveva denaro per pagare
Un poeta francese del XIII secolo, Guillaume de Villeneuve, ha raccontato la sua esperienza nel passeggiare un giorno per le strade e i mercati di Parigi, dove a ogni passo commercianti e negozianti gli offrivano i prodotti più diversi, da pane, frutta e vino fino a scarpe, indumenti e mobili. «Il numero di mercanzie in vendita è tanto considerevole che non riesco a smettere di spendere, e se comprassi anche solo un esemplare di ogni specie consumerei tutta la mia fortuna. Così ho dilapidato il poco che avevo e la povertà mi tormenta. Ho venduto anche i miei abiti, i piaceri della gola mi hanno spennato e ora non so che ne sarà di me, né dove andare».
Nel Medioevo, infatti, esistevano già casi di acquirenti compulsivi incapaci di resistere al canto delle sirene dei prodotti in offerta. Se in
nei villaggi si allestiva solo un mercato settimanale, in cui venivano messi in vendita soprattutto prodotti locali, frequentato da contadini che compravano o scambiavano prodotti alimentari e attrezzi di prima necessità, nelle grandi città l’offerta era notevolmente più varia. Negozi permanenti e commercianti specializzati, così come grandi fiere e mercati periodici, senza contare i venditori ambulanti che percorrevano senza sosta le strade, offrivano una vastissima gamma di prodotti per ogni necessità e per tutte le tasche.
Odori e suoni
Se ci fossimo recati in una delle grandi città commerciali dell’Europa medioevale – che fosse Parigi, Bruges, Londra, Venezia, Anversa, Francoforte, Cracovia, Lipsia o Burgos –, forse la prima cosa che ci avrebbe colpito sarebbero stati gli odori – quello dei mattatoi aveva fama di essere il peggiore di tutti –, seguita dal rumore e da un incessante brulichio: le persone che camminavano parlottando, gli animali da soma e da cortile, cani, carri, artisti di strada, mendicanti, campane, predicatori e, soprattutto, i banditori che annunciavano assemblee municipali o editti del sovrano, oltre ai venditori che magnificavano i propri articoli. Gli annunci erano sonori e le offerte venivano gridate. In mezzo a tutto questo frastuono, che generava non poche dispute, si vendeva e si comprava.
I prodotti in vendita erano di ogni genere: pelli, stoffe, ceramiche, articoli in legno e ferro, frutta, legumi,