L’ARTE DEL GRAN PALAZZO IMPERIALE
gli archeologi dell’università scozzese di St. Andrews scavarono nella zona del bazar Arasta di Istanbul. Il lavoro, ripreso tra il 1951 e il 1954, portò alla luce dei bei mosaici appartenuti al Gran Palazzo Imperiale di Costantinopoli, dove decoravano un peristilio o cortile porticato che ricopriva un’area di 1872 m . Sul posto fu costruito il Museo del Mosaico, aperto alla fine degli anni Ottanta. Nei mosaici compaiono esseri mitologici, immagini bucoliche (pastori, contadini con le oche), scene di caccia o di giochi circensi. Sia la funzione dell’edificio nel quale furono rinvenuti sia la data di realizzazione sono oggetto di dibattiti. È stato ipotizzato che risalgano all’epoca di Giustiniano, ma alcuni studiosi li datano al IX secolo. Quanto al recinto che decoravano, secondo alcuni potrebbe essere legato al vicino ippodromo, e forse era il luogo nel quale l’imperatore si mostrava in determinate occasioni a Verdi e Azzurri, le due fazioni della città. In qualsiasi caso, si tratta di un’opera eccezionale che ci trasporta nel raffinato ambiente palatino della fastosa corte bizantina.
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Questa scena (comica o allegorica?) è una delle più curiose. Si calcola che per tutto il pavimento furono usati 80 milioni di tessere; i piccoli pezzi in media misuravano 5 mm di lato.
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Nella loro lotta è stata vista un’allegoria del sovrano di Costantinopoli, rappresentato dall’aquila, che combatte e sconfigge i suoi nemici, dei quali è simbolo il serpente.
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Le scene di questo tipo, interpretate come battute di caccia ad animali destinati ai giochi circensi, sono uno degli elementi che legherebbero l’ippodromo al portico dei mosaici.