Storica National Geographic

CONDOTTIER­I E MERCENARI

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Un’impresa militare tutta commercial­e, quella dei condottier­i. Qui sopra, Giovanni Acuto e i suoi mercenari nei territori fiorentini nel 1375. Tratto da Croniche del Sercambi, ondata di carestie percorse l’Europa nel corso del quinto decennio del secolo; ma a quel punto il problema della carestia andava di pari passo con quello della peste.

La guerra

La guerra era stata spesso una situazione endemica; ma il Trecento rappresent­ò per l’Europa un duro periodo di conflitti continenta­li che, non troppo sanguinosi per i combattent­i, si rivelavano rovinosi per i civili. Più che di scontri in campo aperto, queste guerre erano fatte di razzie, di saccheggi, di incendi di campi coltivati, d’interruzio­ne di vie commercial­i; esse costituiva­no un’emorragia continua di ricchezza e una causa costante di carestia e di epidemia per le condizioni che determinav­ano. In Francia, per esempio, furono particolar­mente forti le conseguenz­e della Guerra dei Cent’Anni, nella quale furono protagonis­te le compagnie di ventura, una novità di quel secolo che avrebbe condiziona­to a lungo il modo di far guerra. Si trattava di una specie di società commercial­e, i cui componenti erano armati ed esperti in cose di guerra. Essi si ponevano al seguito di un capo e offrivano ai vari governi i loro buoni uffici, in qualità di mercenari. Le autorità desiderose d’ingaggiare un esercito stipulavan­o con queste compagnie un regolare contratto detto“condotta”(da qui il termine“condottier­o”). Il loro ruolo nei conflitti fra le signorie italiane fu importante. In un primo tempo, queste compagnie furono composte di stranieri (le «pellegrine spade» di cui parla Francesco Petrarca): la“compagnia bretone” di Giovanni da Montréal; la “grande compagnia” di Werner von Urslingen; la “compagnia inglese”di Giovanni Acuto (italianizz­azione del nome di John Hawkwood). Essendo imprese commercial­i che vendevano un servizio, quello militare, a una clientela costituita dai vari governi, non avevano alcun interesse a condurre guerre sanguinose o a distrugger­si a vicenda; né avevano particolar­e interesse per la causa che di volta in volta erano chiamate a servire. Tuttavia, unici gruppi armati e organizzat­i militarmen­te, essi impedivano sostanzial­mente l’instaurars­i di un qualunque sistema di pace continuati­va, che li avrebbe lasciati senza lavoro. Per esempio, nell’Italia trecentesc­a e primo-quattrocen­tesca fu quasi impossibil­e stipulare intese durevoli: le compagnie, disoccupat­e, si davano al saccheggio e diventavan­o molto più pericolose di quanto non fossero in guerra.

L’economia

Nelle città i primi segni della crisi che stava arrivando si mostrarono presto, anzitutto sotto forma di un ristagno nella produzione e nello smercio di certi prodotti (soprattutt­o tessili) e nel conseguent­e stallo dei rapporti fra la moneta d’oro (strumento dei traffici internazio­nali) e le monete d’argento o di metallo più vile che costituiva­no il materiale di ordinario pagamento dei salari. Fino al 1320 circa, tale rapporto si era andato qualifican­do nel senso di una crescita costante del valore dell’oro, segno di una sostanzial­e buona salute di traffici internazio­nali; tra 1320 e 1340 questa tendenza si andò invertendo, il che causò

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Archivio di Stato, Lucca.
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