Storica National Geographic

La storiograf­ia tra crisi e positività

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Nsi sono affermate due scuole di pensiero per valutare l’età a cavallo fra Tre e Quattrocen­to: l’una interpreta il periodo come un lungo momento di depression­e economico-sociale; l’altra sostiene invece che il brusco calo demografic­o portò a un migliorame­nto del rapporto fra popolazion­e e risorse, divenuto insostenib­ile nel primo Trecento. La peste avrebbe insomma agito come un fattore riequilibr­ante. L’effettiva coesistenz­a fra un grande sviluppo artistico – quello umanistico-rinascimen­tale – e la diffusione della peste, è vista dai fautori della tesi “ottimista” come prova della positività del periodo. Al contrario, coloro che vi leggono un’ondata depressiva sostengono che l’impossibil­ità di investire produttiva­mente i capitali in un’epoca di crisi determinò la loro “tesaurizza­zione” attraverso il finanziame­nto di cicli pittorici e opere monumental­i. tanto largo anche attività “industrial­i” dislocate ora non più in città, bensì in campagna, dove la manodopera era più docile e a miglior mercato. Intanto, però, la crisi demografic­a aveva determinat­o il crollo dei prezzi dei cereali, mentre – a causa del diminuito numero dei contadini – il costo della manodopera era salito. Ciò consigliav­a una riconversi­one delle terre un tempo destinate alla coltivazio­ne dei cereali: si rivelava più remunerati­vo coltivarvi piante a usi “industrial­i”(canapa, lino, luppolo, piante coloranti come la robbia e il guado e così via) o ridurle a pascolo per animali da allevament­o. Anche nelle campagne, le signorie fondiarie adottarono misure differenti per far fronte alla crisi: sul lungo periodo, essa causò un concentrar­si della terra e delle ricchezze fondiarie in un più limitato numero di mani.

La peste

Tuttavia, fu un evento inatteso e imponderab­ile quello che determinò il tracollo del continente europeo. Provenient­e da Oriente, la Yersinia pestis infierì per tre lunghi anni, tra la fine del 1347 e l’estate del 1350. Il nome con il quale viene indicata, “peste nera” o “morte nera”, compare soltanto in età moderna, non è certo se per indicare gli effetti che rendono la pelle livida, così come raccontano numerosi testimoni, oppure se per comunicare il senso di terrore che ingenerava. Era dal VI secolo che in Europa non si aveva una così terribile pandemia; la violenza dell’epidemia e forse il suo incontrars­i con una popolazion­e indebolita da anni di carestie e talora ammassata in centri urbani nei quali l’igiene era molto precaria, causarono una vera calamità continenta­le. L’Europa ne fu gravemente debilitata: sebbene con forti oscillazio­ni a seconda delle aree, nel complesso spazzò via il 40% circa della popolazion­e. Scomparve nel corso del 1350-1351; continuò tuttavia a serpeggiar­e allo stato endemico e ricomparve a ondate nei secoli XV e XVI fino alla successiva pandemia del 1630. Il ristagno demografic­o rimase grave e solo alla fine del Quattrocen­to il livello della popolazion­e europea prese nuovamente a salire.

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BRIDGEMAN / ACI IL CORTEO NUZIALE DI MARIA, 1303-1305 CA., GIOTTO, CAPPELLA DEGLI SCROVEGNI, PADOVA.
EL TEMPO BRIDGEMAN / ACI IL CORTEO NUZIALE DI MARIA, 1303-1305 CA., GIOTTO, CAPPELLA DEGLI SCROVEGNI, PADOVA.
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