Storica National Geographic

I GIUDIZI INGLESI: «FRIVOLI E VIZIOSI»

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NEL 1899, lord Curzon, poco dopo la sua nomina a viceré dell’India, scrisse una lettera alla regina Vittoria (imperatric­e d’India dal 1877) per informarla del comportame­nto a suo giudizio poco decoroso di alcuni maharaja indiani. Curzon li definiva «frivoli e talvolta viziosi, scialacqua­tori e fannulloni», e subito dopo passava a elencare i vizi di ciascuno di essi. Il maharaja di Patiala era «poco più che un fantino» (all’epoca aveva solo nove anni); il rana di Dholpur stava «diventando rapidament­e un ubriacone impenitent­e»; il maharaja di Bharatpur aveva sparato a un servitore; il maharaja Holkar di Indore era mezzo matto e «dedito a orribili vizi». Quanto al maharaja di Kapurthala, era un «ladro di terza categoria con un carattere di quinta» al quale piaceva rincorrere le donne e darsi al gioco a Parigi, mentre il nizam di Hyderabad era «sprofondat­o nella lussuria del serraglio» (aveva sette mogli e 42 concubine). Per finire, il nawab di Rampur non era altro che un «libertino dedito al sesso e alle stravaganz­e». residenze nelle città e le rozze fortezze rurali per immergersi nel lusso di palazzi sontuosi e moderni costruiti da architetti inglesi. Come scrisse Rudyard Kipling, tutto ciò che rimaneva loro era «offrire uno spettacolo all’umanità». Sayaji Rao Gaekwad III, maharaja di Baroda, fece costruire il palazzo Laxmi Vilas, a Vadodara, nello Stato del Gujarat, che all’epoca era la costruzion­e privata più grande al mondo, con un treno privato e un campo da polo: non sorprende, quindi, che nelle sue memorie il principe ereditario scrivesse che gli ci erano voluti due anni per orientarsi al suo interno.

Ram Singh, maharaja di Bundi, completò l’edificazio­ne e l’abbellimen­to del palazzo di Bundi, un edificio immenso situato nel Rajastan che Kipling definì «un castello come quello che gli uomini innalzano nei sogni inquieti […] che si eleva dentro e fuori il pendio della montagna, una gigantesca terrazza dopo l’altra, e domina tutta la città».

Un altro edificio impression­ante era il palazzo di Jagatjit, ispirato alla reggia di Versailles, che il suo proprietar­io, Jagatjit Singh (1872-

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