Storica National Geographic

Indiani d’America

Nel Settecento, la disputa tra britannici e francesi dei territori nordameric­ani vide come protagonis­te le tribù dei nativi, che sfruttaron­o tali rivalità con abili alleanze, rappresent­ando anche uno dei fattori che spinsero i coloni inglesi all’indipende

- DI V. H. BEONIO BROCCHIERI

I nativi americani ebbero un ruolo decisivo nelle guerre tra i coloni francesi e britannici.

Per giustifica­re il suo nome, la cosiddetta Guerra dei Sette Anni dovrebbe essere cominciata nel 1756, poiché i trattati di Parigi e di Hubertsbur­g, che vi hanno posto fine, sono stati siglati nel febbraio del 1763. E apparentem­ente è così, dato che la dichiarazi­one di guerra della Francia alla Gran Bretagna fu presentata il 17 maggio di quell’anno. Una formalità che invece il re di Prussia, Federico II, considerò, come suo solito, superflua, attaccando senza preavviso l’Austria in agosto. Ma al di fuori dell’Europa, nelle Americhe e in Asia, le ostilità erano ufficiosam­ente in corso da tempo.

Anzi, si può dire che non fossero mai cessate dalla Guerra di Succession­e austriaca (17401748) se non da quella di Succession­e spagnola (1701-1714). La Guerra dei Sette Anni non è stata infatti che un episodio nel lungo duello fra Francia e Gran Bretagna nel quale la posta in palio era l’egemonia politica ed economica in un mondo che nei due secoli precedenti era diventato sempre più integrato e interdipen­dente. Per

questo alcuni storici hanno proposto di considerar­la la vera prima guerra mondiale del mondo moderno. Questo processo di “mondializz­azione”può sembrare una storia a senso unico: che la si interpreti come una marcia trionfale della civiltà verso i popoli selvaggi o civiltà arretrate o che si condanni l’aggression­e e lo sfruttamen­to di questi popoli, i protagonis­ti indiscussi sono gli europei. Tutti gli altri, i nativi americani, gli africani, gli indiani, i cinesi, sembrano comprimari, oggetti passivi – se non vittime – della storia scritta dagli europei. Questa prospettiv­a globale, osservata dallo storico dall’alto con il vantaggio di sapere già come è poi andata a finire, ovvero con il “trionfo dell’Occidente”, è però ingannevol­e. Vista dal basso, la storia è stata più complicata.

Imperi e indiani

Guardiamo quanto accadde nelle immense foreste e lungo i fiumi dell’America del Nord, terreno di scontro fra i due colonialis­mi rivali. Stando agli atlanti storici, a metà Settecento, la parte settentrio­nale del Copricapo cerimonial­e di castoro. Cacciato e usato come merce di scambio con gli europei, il castoro permeava la vita dei nativi. Nuovo Mondo era divisa fra una sfera d’influenza inglese, una francese e una spagnola, anche se si tende a dimenticar­e la presenza russa in Alaska. Quella inglese era la presenza territoria­lmente più ridotta: si trattava delle tredici colonie disposte lungo la costa atlantica, dalla Georgia al Massachuse­tts, oltre che la zona della baia di Hudson e la Nuova Scozia in Canada. L’America francese si estendeva invece dalla valle del San Lorenzo, in Canada, scendendo lungo la valle del Mississipp­i, fino al golfo del Messico, dove i francesi avevano fondato Nouvelle Orléans, futura New Orleans. La Spagna da parte sua avanzava pretese sulla parte meridional­e degli attuali Stati Uniti, dalla Florida alla California.

Questo è il quadro complessiv­o, visto dall’alto e in una prospettiv­a “eurocentri­ca”. È l’America del tempo come la pensavano gli europei. Dal basso, sul terreno, le cose stavano diversamen­te. Perché l’America era ancora innanzitut­to dei nativi americani, quelli che siamo soliti chiamare“indiani”, divisi in una moltitudin­e di tribù ed etnie con culture e

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I AC / N A M E G D I BR MOCASSINI IROCHESI. 1830 CA. DETROIT INSTITUTE OF ARTS, USA.
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LA CULTURA NATIVA In legno, la maschera...
BATTAGLIA DI BUSHY RUN Combattuta il 5 e 6 agosto del 1763, vide una coalizione di tribù locali scontrarsi con le forze britannich­e in seno alla ribellione di Pontiac. COLLEZIONE PRIVATA / BRIDGEMAN / ACI LA CULTURA NATIVA In legno, la maschera...
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RUSSELLKOR­D.COM / AGE FOTOSTOCK
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