Begram, un tesoro nel cuore della Via della Seta
Nel 1937, un archeologo francese scoprì in Afghanistan una splendida collezione di avori, vasi e statue giunti da Roma, Egitto e Cina
La scoperta di una preziosa collezione di oggetti in avorio, vasi e statue romani, egizi e cinesi
Nel 1830, Charles Masson, un esploratore inglese che percorreva l’Asia Centrale seguendo le tracce della rotta compiuta da Alessandro Magno, si addentrò nell’Afghanistan fino ad arrivare a una fertile valle situata a sud della cordigliera dell’Hindu Kush, circa 80 chilometri a nord di Kabul, dove si trovava la città di Begram.
Intento alla ricerca di monete di epoca ellenistica, Masson individuò le vestigia di un’antica città protetta da un complesso fortificato risalente al IV secolo a.C. L’esploratore inglese la identificò come Alessandria del Caucaso, che era una delle numerose fondazioni del conquistatore macedone.
Masson trascorse diversi anni a guadagnarsi la fiducia della gente del luogo, che a causa dell’interesse dello straniero per le monete gli vendevano tutte quelle che riuscivano a trovare. «Raccolsi 60.000 monete di rame – scrisse nel 1837 –, un risultato che mi compiacque molto». Attraverso questi pezzi poteva seguire il declino dell’influenza greca nella regione e il parallelo incremento della presenza della cultura indiana.
Di certo, non fu che nel decennio del 1920 che cominciarono gli scavi archeologici nel sito, sotto la direzione del francese Alfred Foucher. Questi era sicuro che non si trattasse di Alessandria del Caucaso, ma dell’antica Kapisa, la capitale estiva dell’Impero kushana, uno Stato sorto in quella che era un’area di confluenza delle rotte commerciali della Via della Seta e che dominò il nord di India e Afghanistan fra gli anni 30 e 370 d.C. Per la sua identificazione, Foucher si basò sui testi del monaco buddhista ed esploratore Xuanzang, che aveva visitato la zona nel VII secolo d.C.
Tesoro o magazzino? Fra il 1937 e il 1939, l’archeologo francese Joseph Hackin e sua moglie Ria effettuarono scavi in una zona di Begram che chiamarono Nuova Città Reale, e vi realizzarono una scoperta che avrebbe portato all’inclu- sione di Begram nella mappa dell’archeologia mondiale. In due stanze contigue – da loro numerate come 10 e 13 – che erano state sigillate nell’antichità con pareti di laterizio, comparvero cen-
tinaia di lastre intagliate in avorio e osso, vasi di vetro, bronzi, medaglioni di gesso e frammenti di lacca cinese della dinasta Han, del I secolo d.C. In origine si pensò che questi oggetti di origine romana, cinese e indiana facessero parte di un tesoro dei re kushan, ma recenti ricerche suggeriscono che si tratti più probabilmente del magazzino di un commerciante della Via della Seta.
Fra le scoperte di Begram si distinguono per la finez- za della lavorazione le lastre d’avorio, che dovettero decorare lussuosi banchi, sedie e archi in legno. Alcuni ricercatori hanno avanzato l’ipotesi che questi elementi in avorio fossero prodotti in India, ma le iscrizioni sul retro suggeriscono che potrebbero essere stati realizzati in Afghanistan o in Pakistan, forse da artigiani itineranti che potevano aver fatto parte di una rete di distribuzione di avorio. Così indicano scoperte analoghe