Un piatto di pasta per leccarsi le dita
NEL VIAGGIO che intraprese in Italia nel 1786-1788, Wolfgang Goethe notò il grande amore dei napoletani per la pasta. «Si trova ovunque – scrisse –,e a poco. Si cucina di solito in modo semplice, in acqua pura, e vi si grattugia del formaggio al di sopra, che serve
sia come grasso sia come condimento». Mentre si trovava in Sicilia, visitò con degli amici AGRIGENTO, dove presero alloggio presso una famiglia che offrì loro un piatto di maccheroni «della pasta più sottile e più bianca». Seduti a tavola, gli anfitrioni spiegarono loro come
facevano quel tipo di pasta, con il grano migliore e più duro, preparandola a mano a forma di TUBETTI che prendevano la forma di una conchiglia. «Ci servirono dei maccheroni squisiti [...] La pasta che assaporammo mi sembrò, per il suo biancore e la delicatezza del gusto, senza paragoni».