Storica National Geographic

L’USO POLITICO DEL CARNEVALE

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Ouando di fatto governa a Firenze, i festeggiam­enti di carnevale acquistano grande spazio e importanza. Questo avviene a scapito delle giostre e delle parate di cavalieri di origine medievale, divenute da tempo per le famiglie più in vista occasione di pubblica ostentazio­ne di potenza e ricchezza. Ben consapevol­e della pericolosi­tà della concorrenz­a, Lorenzo vi pone renzo. A lui si devono invece un freno e favorisce per consenz’altro la Canzona di Bacco tro il più popolare carnevale, e Arianna e la Canzona de’ dove le brigate dei giovani sette pianeti, per il carnevale rampolli dell’oligarchia sfiladel 1490. I celebri versi della no mascherate e non più in prima, «Quant’è bella giovispett­acolari cortei circondate nezza / che si fugge tuttavia: da schiere di fedeli in livrea. / chi vuol essere lieto, sia, / In occasione del carnevale di doman non c’è certezza», vengono composti canti spesso assunti a emblema comico-burleschi, giocati di un edonismo spensierat­o, sul doppio senso osceno. mostrano in filigrana riferiMolt­i di questi sono frutto menti scritturis­tici ed eco di una produzione corale, ma stoiche, in particolar­e dal sempre sotto la regia di Lo- De brevitate vitae di Seneca.

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