L’ULTIMA FARNESE
Elisabetta Farnese, regina consorte di Spagna dal 1714 e madre di Carlo, era duchessa di Parma e Piacenza. Olio su tela di Giovanni Maria delle Piane, Palazzo Reale, Caserta.
L’ARRIVO IN ITALIA restituendogli la libertà. L’arrivo in cattedrale fu celebrato dal Te Deum dell’arcivescovo, il cardinale Francesco Pignatelli, e alla fine della funzione liturgica egli fu condotto a visitare la cappella del tesoro di san Gennaro per ammirare il sangue liquefatto e per donare al santo un prezioso gioiello di diamanti e smeraldi.
Anche i prigionieri delle carceri di San Giacomo tornarono liberi, mentre un’immensa folla di lazzaroni accoglieva calorosamente quel giovane principe dal carattere timido, con una forte inclinazione per la caccia, suo passatempo preferito e più coltivato, la pesca e la pittura, che si apprestava a riprendere il regno dopo oltre due secoli di dominio aragonese.
Cinque giorni dopo, Filippo V cedette al figlio il Regno di Napoli e per l’occasione furono coniate monete d’argento recanti l’incisione « Carolus Dei gratia Rex Hispaniarum infans » (Carlo per Grazia di Dio Re infante delle Spagne). Accanto al nome Carolus non comparve nessun numero d’ordine e così sarebbe stato per venticinque anni, durata della sua permanenza sul trono napoletano e siciliano.
Un giovane re “sotto tutela”
Con una solenne cerimonia religiosa, celebrata nella chiesa di San Lorenzo il 23 maggio 1734, Carlo divenne re di Napoli e, l’anno seguente, dopo aver conquistato l’isola, re di Sicilia, determinando l’ascesa al potere nel Sud della penisola di una dinastia che vi sarebbe rimasta fino all’Unità d’Italia. Tuttavia, per i primi dodici anni del suo regno, con capitale a Napoli, l’indipendenza e la riunificazione del Mezzogiorno italiano sarebbe stata solo nominale, visto che le direttive sarebbero giunte da Madrid. A governare, per diverso tempo, sarebbero stati i sovrani spagnoli at-