Storica National Geographic

PANEM ET CIRCENSES

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tanei e le persone concedesse­ro l’uso dei muri delle loro case oppure se i candidati e i loro parenti e amici si incaricass­ero di organizzar­e questo tipo di propaganda e di pagarla. I cartelli venivano dipinti soprattutt­o nei luoghi più frequentat­i: incroci importanti, vie commercial­i e zone limitrofe delle diverse porte della città, e naturalmen­te i quartieri in cui risiedevan­o i singoli candidati. Venivano dipinti persino sulle tombe, situate ai margini delle vie che entravano e uscivano dalla colonia e che pertanto erano luoghi di passaggio obbligato.

A giudicare dalla qualità della scrittura, la propaganda elettorale era realizzata da profession­isti, ma poteva anche essere un’occupazion­e sporadica, come illustra l’esempio di Mustio, il lavandaio, che lasciò scritto il suo nome e la sua profession­e in uno dei suoi cartelli. Talvolta i cartelloni­sti lavoravano in squadra: «Allorché Secondo scrisse sulla parete quel programma, l’avea già imbiancata Vittore, ed era presente ad aiutarlo Vesbino». Se lavoravano nelle ore notturne, un assistente faceva luce con una lanterna o Elmo di un provocator. Uno degli obblighi cui era tenuto il vincitore delle elezioni era organizzar­e spettacoli gratuiti, tra i quali i giochi gladiatori, che erano i più popolari tra i cittadini. Museo Archeologi­co Nazionale, Napoli. sosteneva la scala sulla quale il pittore saliva per raggiunger­e un punto più alto nel quale la sua opera sarebbe stata al riparo dai danni. In altre occasioni era invece un profession­ista da solo a lavorare di notte, come lasciò scritto uno di loro: «Lo scrisse Emilio Celere da solo alla luce della luna». Si scrivevano addirittur­a maledizion­i a chi osasse cancellare il cartello: «Che la malattia se lo porti».

Vi chiedo di votare...

I cartelli seguivano uno schema fisso. Per primi, in caratteri grandi ed eleganti, figuravano il nome del candidato e la carica cui aspirava. Sotto, in lettere più piccole, si aggiungeva­no esortazion­i del tipo oro vos faciatis, «vi chiedo di fare...»: «Vi chiedo di eleggere duumviro Caio Giulio Polibio». Talvolta comparivan­o insieme due candidati che si erano accordati per appoggiars­i a vicenda. Accanto alla richiesta del voto poteva apparire la persona o il gruppo di persone che avanzavano la proposta e che erano chiamati rogatores,

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