L’IRAN SAFAVIDE
NEL XVI SECOLO, i sovrani della dinastia dei Safavidi costruirono un impero che si estendeva dall’Iraq all’Afghanistan e dal Golfo Persico alla Transoxiana. Ai tempi di Abbas I il Grande, lo scià esercitava un potere assoluto, che non era limitato dalle leggi religiose, e riuniva nelle sue mani, come rappresentante degli imam, sia il potere spirituale sia quello temporale. Inoltre, come indica il titolo Morshed-e Kamel, “la guida più perfetta”, era infallibile. Lo sceicco Ismail si proclama scià di Persia nel 1502 dopo aver sconfitto i turcomanni nella battaglia di Sharur. Stabilisce la capitale a Tabriz. L’espansione safavide è al massimo nel 1510: i territori vanno dall’Iraq al Khorasan, e da Baku, in Azerbaigian, al Golfo Persico. Nel 1514, il sultano turco Selim I strappa il Kurdistan a Ismail, che nel 1524 conquista la Georgia. Quello del figlio di Ismail è il regno più lungo della dinastia, quasi quarant’anni segnati dalle guerre contro l’Impero ottomano e dall’erosione delle risorse del regno. Solimano il Magnifico conquista Baghdad, Tabriz e Mosul nel 1534 e Tahmasp è costretto a firmare una pace umiliante nel 1555. Anche Georgia e Azerbaigian cadono in mano turca. All’inizio del suo regno firma la pace di Costantinopoli con i turchi nel 1590 e riesce a respingere gli uzbeki sulla sponda opposta del fiume Oxus nel 1597. Nel 1618 sconfigge turchi e tartari a Sultanieh e dopo aver riorganizzato l’esercito prende Kandahar e caccia i portoghesi da Ormuz. Riconquista la Mesopotamia nel 1623, anche se per breve tempo.