Storica National Geographic

IL BEST SELLER DELL’800

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Gourgaud: i quattro evangelist­i, secondo il lessico della leggenda napoleonic­a. A ognuno di essi spettano parti del medesimo racconto o parti di racconti diversi, che Napoleone alterna secondo una sua personale ispirazion­e o, piuttosto, un piano che viene componendo­si quasi esclusivam­ente nella sua mente. E ognuno di essi deve, a partire dalla dettatura ricevuta, elaborare poi un testo scritto, che Napoleone rilegge generalmen­te il giorno successivo, corregge e modifica per giungere a una terza versione che, non sempre, è quella definitiva.

Proprio perché sin dall’inizio lo pensa come una operazione editoriale, Las Cases individua – al di là delle stesse esigenze di cui l’autore, cioè Napoleone, è consapevol­e – il proprio pubblico potenziale e contiene – anche in questo caso ben al di là probabilme­nte delle intenzioni consce dell’autore – quello che ancora con il linguaggio di oggi chiameremm­o un messaggio. Lo si avverte sin dalle prime pagine del libro. Il Northumber­land, il vascello inglese Prima pagina della prima edizione del Memoriale di Sant’Elena (1823), che, ottenuto un grande successo, conobbe negli anni numerose altre edizioni. a cui è stato affidato il compito di portare a Sant’Elena Napoleone e la sua corte in miniatura, non ha ancora doppiato il capo Finistère, e già si muove il fondale dello scenario sul quale dovrà svolgersi il teatro del Memoriale. «L’Europa – si legge – non è mai stata così agitata; la sua situazione è tutt’al più una tregua armata; tutte le potenze rinforzano gli eserciti; l’equilibrio politico è del tutto rotto e distrutto». Non è, dunque, un mesto corteo funebre quello che scorta un uomo vinto, finito, alla sua ultima dimora.

Niente è finito, niente e nessuno è vinto: il mondo che crede di aver ritrovato la propria tranquilli­tà con la sconfitta di Napoleone e con un esilio di cui tutti, anche i suoi più aspri nemici, avvertono la barbara durezza, siede, al contrario, sopra un vulcano. Il Memoriale si costruisce, quindi, come quello che oggi chiameremm­o un libro militante, lo strumento di una battaglia politica che la conclusion­e dell’età napoleonic­a non ha soffocato, ma ha reso, anzi, più viva che mai. Mentre nel

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