La sala d’ambra che svanì dopo un bombardamento
Rubata dai nazisti da San Pietroburgo, la Camera d’Ambra fu portata a Kaliningrad, dove se ne persero le tracce nel 1944
Settant’anni dopo la sua sparizione, non smettono di sorgere teorie sulla fine della Camera d’Ambra del Palazzo di Caterina a San Pietroburgo. Le sue tracce si persero dopo i bombardamenti alleati alla fine della seconda guerra mondiale e le ultime ipotesi la situano in un treno sepolto, in un bunker in Polonia o in un castello ceco. Non sorprendono gli sforzi per ritrovarla: il suo valore potrebbe arrivare ai 450 milioni di euro. La sua origine risale al 1701, quando Federico I di Prussia commissionò la costruzione di una lussuosa sala nel palazzo reale di Ber
lino , che aves- se pareti e mobili rivestiti di ambra, materiale che allora valeva il doppio dell’oro. Durante la sua costruzione, che durò otto anni, vennero adoperati centomila pezzi di ambra per rivestire una superficie di 36 metri quadrati.
Un regalo per lo zar
Questo enorme gioiello attirò l’attenzione dello zar Pietro I il Grande, che ne rimase affascinato durante una visita a Berlino fatta per sancire l’alleanza militare con la Prussia contro la Svezia. Nel 1717, Federico Guglielmo I di Prussia suggellò quest’accordo regalando al suo nuovo alleato la sontuosa camera. La sala fu smontata e impacchettata per poter essere trasferita – dapprima per mare e poi via terra, grazie a 18 slitte trainate dai cavalli – a San Pietroburgo, la capitale-vetrina che Pietro aveva appena fondato sulle rive del Baltico. Una volta lì, si decise di sistemarla nel palazzo di Caterina, nella vicina Carskoe Selo, la residenza estiva degli zar. Vennero aggiunti 48 metri quadrati di pannelli d’ambra e la sua decorazione si arricchì di nuovi mosaici. Al termine della sua ultima ristrutturazione, nel 1770, sei tonnellate di pannelli d’ambra, una grande lamina d’oro, innumerevoli pietre preziose, 24 specchi e un pavimento di legni pregiati avvolgevano una camera di 96 metri quadrati che conteneva settanta oggetti, anch’essi d’ambra. Nel corso dei due secoli successivi, la Camera d’Ambra divenne uno dei tesori della corona degli zar. Uscì indenne non solo da sette restauri, ma perfino dalla Rivoluzione del 1917.
Bottino di guerra Durante la seconda guerra mondiale San Pietroburgo – ribattezzata dapprima Pietrogrado e in seguito Lenin-
grado – venne sottoposta dai nazisti a uno degli assedi più crudeli della storia: durò 900 giorni e vi morirono più di un milione di persone. La città non capitolò, ma sì lo fece nel 1941 Carskoe Selo, situata a una trentina di chilometri dall’antica capitale imperiale.
I sovietici non poterono evacuare la Camera d’Ambra e metterla in salvo a causa delle sue dimensioni e della sua fragilità. Tuttavia, riuscirono a portare via dal pa- lazzo i mobili e altri 20.000 oggetti. In un vano tentativo di salvarla dal saccheggio nazista, le autorità sovietiche foderarono le pareti con carta verniciata, sulla quale venne collocato uno strato di cotone e delle tavole in legno, oltre a tappeti e coperte. Nonostante ciò, i tedeschi ci misero poco a scoprirla e appena 36 ore per smontarla e impacchettarla in un’operazione che venne monitorata dall’esperto d’arte – e d’ambra – Alfred
Rohde. Per ordine diretto di Adolf Hitler, la sala doveva tornare alla sua “vera casa”, il Reich tedesco.
Pochi giorni dopo, i soffitti approdarono al museo del simbolico castello di Königsberg (corrispondente all’attuale enclave russo di Kaliningrad), in cui era stato incoronato il primo re di Prussia, Federico I. Lì, Rohde aveva messo insieme un’immensa collezione d’arte. La camera, ricostruita di nuovo, rimase esposta finché, nel 1944, gli attacchi aerei alleati non cominciarono a devastare la città. Fu vista per l’ultima volta durante l’estate di quello stesso anno e nessuno sa – o ha voluto rivelare – cosa sia successo dopo che era stata imballata nella cantina di un ristorante del castello mentre Königsberg cadeva a pezzi sotto le bombe. Quando i soldati dell’Esercito Rosso espugnarono la città, nell’aprile del 1945, non trovarono traccia della camera tra le macerie del castello. Neppure Rohde, che si rifiutò di essere evacuato e rimase con la moglie vicino alla sua collezione fino all’entrata dei sovietici, rivelò mai niente. Alla fine di quell’anno, la coppia morì in circostanze sospette senza aver rivelato dove si trovava la camera, sempre che lo sapessero.
Ricerca senza premio
Anche se alcuni ricercatori hanno dato per scontato che la Camera d’Ambra sia stata distrutta o durante i bombardamenti o dopo l’assalto finale alla città da parte delle truppe sovietiche, sono molti coloro che scommettono che i nazisti riuscirono a evacuarla in tempo in un posto sicuro. Nel corso
Le truppe sovietiche non trovarono traccia della Camera d’Ambra tra le rovine del castello di Königsberg
degli ultimi settant’anni, centinaia di persone provenienti da diversi paesi hanno cercato la camera e sollevato numerose ipotesi circa il suo destino. Secondo una teoria, le diverse parti della camera furono impacchettate in casse e imbarcate su una nave che sarebbe stata affondata dagli alleati subito dopo aver salpato da Königsberg. In questo caso sarebbe andata perduta per sempre. Tra coloro che credono che scampò alla guerra, alcuni ritengono che potrebbe trovarsi ancora sotto le rovine della fortezza, nell’attuale Kaliningrad. Altre ipotesi e testimonianze più o meno solide sostengono che si trovi in diversi nascondigli del bottino accumulato dai nazisti: reti di tunnel segreti, bunker sotterranei o vecchie miniere e grotte in Germania, Polonia, Austria, Repubblica Ceca o Danimarca.
Un’opera d’arte fragile
Qualunque sia l’ipotesi corretta, l’avanzare del tempo minaccia la buona conservazione della Camera d’Ambra che, in assenza di condizioni adeguate, potrebbe essersi ridotta in macerie. Secondo l’esperto di ambra Alexander Shedrinsky: «Se è nascosta da qualche par- te, è molto probabile che si trovi in un luogo sotterraneo e umido. Quindi è quasi sicuro che versi in uno stato rovinoso».
Altre ipotesi suggeriscono che fu trasferita nelle mani di collezionisti privati, che fu portata in Sudamerica dai nazisti, che fu saccheggiata dagli Stati Uniti o segretamente consegnata agli stessi da parte dell’URSS come indennizzo per gli aiuti di guerra. Nel 1979, le autorità sovietiche decisero di costruire una copia esatta della sala, che venne inaugurata nel 2003, in concomitanza con il tricentenario della fondazione di San Pietroburgo. Tre anni prima, la Germania aveva restituito alla Russia gli unici resti conservati della Camera d’Ambra originaria: un mosaico di diaspro e agata lucidati e una cassettiera rivestita d’ambra che vennero recuperati prima che il figlio di uno degli ufficiali che la trafugarono in Russia li mettesse all’asta. Purtroppo, questi esemplari non possono aiutarci a fare chiarezza sulla collocazione della Camera d’Ambra poiché furono sottratti a San Pietroburgo anni prima della sparizione della sala.