PRODUZIONE DI VINO
In basso, satiri pigiano l’uva per ottenere il vino, una delle attività che si svolgevano nelle ville. Rilievo del II secolo. Museo della Civiltà romana, Roma.
Generalmente si considerano gli ultimi duecento anni dell’Impero romano come un’epoca di crisi e di decadenza. Eppure, durante questo periodo (che gli storici chiamano Basso Impero) l’aristocrazia romana raggiunse livelli di lusso e di benessere spettacolari, come risulta evidente dalle sue favolose residenze rurali: le villae o ville. Alcune di queste, trasformate in piccoli palazzi privati, ci forniscono un quadro di sorprendente eleganza e raffinatezza.
Questo tipo di costruzione rurale si era moltiplicato fin dai tempi di Augusto, il primo imperatore: se in città i magnati possedevano domus lussuose o abitazioni urbane, inizialmente le ville non erano altro che le loro residenze di campagna. Le due dimore rappresentavano le facce di uno stile di vita ispirato tanto al negotium (ovvero agli affari pubblici e privati che gravavano sull’economia della famiglia) quanto all’otium, il tempo libero, che si trascorreva lontano dal disordine cittadino e dalle sue responsabilità politiche e amministrative. Le ville erano il luogo ideale per ritirarsi da tutto ciò e dedicarsi alla vita privata e intellettuale.
Giorni di riposo
Plinio il Giovane, uno scrittore che visse un secolo dopo Augusto, esaltava in questo modo la sua villa Laurentina sul litorale romano: «Non vi ascolto nulla che mi penta di aver ascoltato, nessuno in mia presenza denigra