ALCHIMISTI
Anche se molti la consideravano una forma di magia, se non pura ciarlataneria, nel XVI e XVII secolo l’alchimia attrasse scienziati importanti come Newton e portò a ricerche che spianarono la strada alla chimica moderna
Nel 1689 il parlamento inglese prese una decisione sorprendente: abrogò una legge in vigore dal XV secolo che vietava la moltiplicazione di oro e argento. In origine la legge aveva l’obiettivo di impedire la circolazione di denaro falso, anche se, naturalmente, con la sua abolizione i falsificatori non sarebbero rimasti impuniti. Il promotore di questa legge era un illustre scienziato, Robert Boyle, membro, sin dalla sua fondazione nel 1660, della Royal Society, una delle più antiche società scientifiche e ancora oggi probabilmente la più prestigiosa al mondo. Il proposito di Boyle era quello di depenalizzare gli esperimenti degli alchimisti per ottenere la pietra filosofale, una sostanza in grado di trasformare i metalli vili in oro.
Sembra strano che l’alchimia fosse ancora presente alla fine del XVII secolo e che fosse rappresentata da un autorevole scienziato britannico, quando solo due anni prima erano stati pubblicati i Principi matematici della filosofia naturale di Newton, probabilmente il più importante lavoro scientifico della storia. Risulta ancora più sorprendente che anche lo stesso Newton fosse un alchimista e che, dopo la pausa per la stesura di quest’opera, fosse tornato con più fervore che mai ai forni e ai vasi alchemici nel suo modesto laboratorio presso l’Università di Cambridge.
Il XVII secolo segna l’inizio di quella che viene chiamata la Rivoluzione scientifica ma che è anche l’età d’oro dell’alchimia, la passione di moda del
momento. Nobili e plebei, religiosi, membri di professioni liberali, medici, farmacisti, artigiani e rispettabili professori universitari, ma anche truffatori, ricettatori e venditori ambulanti, studiavano avidamente i processi alchemici. Alcuni di loro speravano di avere accesso al sapere arcano, altri erano semplicemente mossi dal desiderio di arricchirsi con mezzi legali o perfino ai limiti della legge.
La fase di maggior fervore alchimista, e di intensa attività letteraria a giudicare dal numero di libri pubblicati, si può situare tra il 1605 e il 1615, quando venne scritta la maggior parte dei trattati alchemici più rappresentativi. Nel 1612 fu pubblicato Il libro delle figure geroglifiche, attribuito allo scrivano francese del XIV secolo Nicolas Flamel, che disse di aver trovato la pietra filosofale e la cui leggenda dura fino ai nostri giorni. Flamel appare perfino in fenomeni culturali come la saga di Harry Potter, il giovane mago creato dalla penna della scrittrice britannica J.K. Rowling. Nel primo volume, Harry Potter e la Pietra Filosofale, il piccolo mago deve salvare la pietra dalle grinfie del più grande mago oscuro di tutti i tempi, Voldemort. Nel 1617 fu pubblicata in Germania la