Storica National Geographic

Averroè, un filosofo arabo nella bufera

Nel Xii secolo il pensatore e medico andaluso averroè visse una rapida ascesa alla corte almohade. Ma le sue idee gli procuraron­o molti nemici e finirono per farlo cadere in disgrazia

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Nel dicembre del 1198 si spense a Marrakech uno dei pensatori più singolari di al-Andalus, il filosofo Averroè. Tre mesi più tardi un asino, con il suo corpo da un lato e i suoi libri a bilanciarn­e il peso dall’altro, lo avrebbe riportato nella natale Córdoba. «Da una parte il maestro, dall’altra le sue opere» avrebbe scritto il mistico e poeta arabo Ibn Arabi, meditando sul triste destino di Averroè.

Abu al-Walid Ibn Rushd, conosciuto in Europa come Averroè, proveniva da un’importante famiglia di giuristi. Era nato nel 1126, lo stesso anno in cui era morto suo nonno, famoso qadi (magistrato) e imam della grande moschea di Córdoba. Anche suo padre era stato qadi, per quanto avesse avuto un ruolo meno rilevante. Non si sa molto dei suoi primi anni. I pochi riferiment­i esistenti mettono in risalto soprattutt­o i suoi studi giuridici e medici.

Curiosamen­te, solo lo scrittore e teologo di València Ibn al-Abbar riferisce dell’inclinazio­ne di Averroè per le cosiddette“scienze degli antichi”, ovvero l’eredità trasmessa al mondo musulmano dalla cultura greco-latina, in particolar­e la filosofia, la medicina e l’astronomia.

In quegli anni Averroè era stato testimone degli sconvolgim­enti che avevano accompagna­to il declino degli almoravidi e l’arrivo degli almohadi. Entrambe le dinastie, nate nell’odierno Marocco, aspiravano a recuperare i valori originari dell’Islam. Ed entrambe vennero in soccorso dei regni di taifa – ovvero quegli stati nati dalla dissoluzio­ne del califfato di Córdoba e soggetti alla crescente pressione del mondo cristiano – e, dopo essersi insediati in al-Andalus, li sottomiser­o. Gli almoravidi erano sbarcati nella penisola iberica nel 1086. Gli almohadi li cacciarono nel 1147, quando Averroè aveva vent’anni.

Alla corte del califfo

Grazie a Ibn Tufayl – il grande medico e filosofo conosciuto in Europa come Abubacer –, Averroè ebbe l’opportunit­à di essere ricevuto da Abu Yaqub Yusuf, all’epoca probabilme­nte ancora governator­e di Siviglia e in seguito secondo califfo almohade. Come lo stesso Averroè raccontò a uno dei suoi discepoli, una volta terminate le formalità

«Il cielo è stato creato da Dio o è eterno?», chiese ad Averroè il califfo almohade Abu Yaqub Yusuf

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wha / age fotostock colofon deLLa copia di UN’opeRa di aVeRRoÈ.
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