UnA vITA legATA Al Bel pAeSe
layard mantenne un’intensa relazione con l’Italia. Vi trascorse parte della sua prima giovinezza, principalmente a Pisa e Firenze, città nelle quali imparò la lingua italiana e sviluppò la sua sensibilità artistica. Più tardi, durante la sua carriera di ambasciatore e collezionista, tornò spesso in Italia, dove acquistò diverse opere d’arte. A Napoli visitò il Museo Archeologico e conobbe Giuseppe
Fiorelli, direttore del museo e Soprintendente agli scavi di Pompei. In una lettera di Fiorelli indirizzata al Ministro della pubblica istruzione si legge che Layard avrebbe donato al museo un bassorilievo in pietra proveniente dagli scavi di Ninive. Fu anche a Roma, dove incontrò il marchese Campana, noto collezionista di antichità classiche, e John Gibson, allievo di Canova. Negli anni settanta Layard e la moglie Enid vissero
a Venezia, dove l’archeologo aveva acquistato Palazzo Cappello, oggi proprietà dell’Università Ca’ Foscari. Nel palazzo Layard aveva trasferito la sua collezione di opere d’arte del Rinascimento italiano, successivamente devoluta alla National Gallery. L’archeologo britannico intrattenne rapporti anche con Emanuele d’Azeglio, già plenipotenziario del Regno d’Italia a Londra e anche lui collezionista d’arte.