PIAZZA REALE DI BORDEAUX
Goya andò in esilio in questa città francese nel 1824. L’ambiente liberale che trovò a Bordeaux, molto diverso da quello spagnolo, gli permise di sviluppare la sua opera senza ingerenze. Goya in terra francese: «Con i suoi 79 natali e gli acciacchi, non sa cosa lo attende né quello che vuole. Io lo esorto a starsene tranquillo fino alla fine del suo permesso. Gli piace la città, la campagna, il clima, il cibo, l’indipendenza e la tranquillità di cui gode. Da quando è qui non ha sofferto di nessuna delle malattie che tanto lo affliggevano là. Malgrado tutto, a volte si mette in testa che a Madrid ha molto da fare. Se glielo permettessero, si metterebbe in cammino su una mula baia, con la sella, la cappa, le staffe di color noce, stivali e bisacce».
Goya ritornò ancora un paio di volte a Madrid, nel 1826 e nel 1827, con il proposito di sistemare le sue faccende economiche e richiedere una pensione. In generale la vita del pittore a Bordeaux doveva essere tranquilla, malgrado i gravi problemi urinari.Pur non accettando altri incarichi, si dedicò a ritrarre i suoi amici, a disegnare la frenetica vita di strada e insegnò persino a dipingere alla piccola Rosario, figlia di Leocadia.
A 80 anni Goya ritornò ad assaporare la libertà in Francia dopo aver abbandonato parte dei suoi mostri interiori. E seppe rinnovare la sua sorprendente capacità creativa, sperimentando nuove tecniche litografiche nelle stampe I tori di Bordeaux e anticipando lo stile degli impressionisti nel dipinto La lattaia di Bordeaux. Un inno, quest’ultimo, alla gioventù e alla bellezza con il quale Goya praticamente concluse la sua opera, poco prima di morire il 16 aprile del 1828.