I cani da combattimento nell’antichità
In Mesopotamia, in Grecia e a Roma gli eserciti usavano i cani di specie considerate particolarmente aggressive per seminare il terrore sul campo di battaglia
Fin dalla loro domesticazione, avvenuta all’incirca 15mila anni fa, i cani furono utilizzati dagli umani come pastori, guardiani e cacciatori. A queste funzioni ben presto se ne aggiunse un’altra: l’uso a scopi bellici.
Nell’antichità uno dei cani più usati in guerra era il mastino tibetano. Animale dotato di una forza e di una resistenza straordinarie, questo tipo di cane venne introdotto in Mesopotamia dai sumeri verso il 2500 a.C.
Da questa specie se ne sviluppò una nuova, dal pelo corto, che divenne alleata imprescindibile degli eserciti sumeri, accadi e babilonesi. Immagi- ni di questi soldati a quattro zampe, il cui aspetto feroce incuteva terrore in battaglia, sono visibili nei bassorilievi del VII secolo a.C. che decorano il palazzo del re assiro Assurbanipal a Ninive. Autori come Aristotele e Plinio sostenevano che i mastini tibetani fossero il risultato dell’incrocio tra un cane e una tigre.
I cani non erano considerati armi, ma veri e propri soldati, e furono utilizzati in guerra non solo da grandi civiltà, come quella babilonese, ma anche da popoli meno conosciuti, come magnesi, peoni, garamanti o ircani.
Anche l’esercito egizio annoverava tra le sue file cani guerrieri, pro- babilmente levrieri, la cui presenza è attestata per la prima volta nella guerra contro gli hyksos a metà del XVI secolo a.C.
In quello stesso periodo compaiono anche testimonianze iconografiche, come quella sulla tomba di Tutankhamon, dove si vede il faraone su un carro intento a scagliare una freccia mentre i suoi cani inseguono i nemici nubiani.
Dalla Persia a Roma
Anche gli eserciti persiani dei re Ciro, Cambise II, Dario I e Serse si servirono dei cani da combattimento quando sfidarono i greci. Questi ultimi a loro volta arruolarono esemplari di una razza specifica, il molosso. Si narra che fosse stata Olimpiade, la madre di Alessandro Magno, a importarli dalla sua patria, l’Epiro. Questi cani avevano una schiena forte, pelo folto e un muso schiacciato, caratteristiche che dovevano conferirgli un aspetto particolarmente feroce.
Secondo una leggenda sulla spiaggia di Corinto c’erano cinquanta molossi a difesa della città. Una notte, durante un attacco nemico, quasi tutti gli animali perirono nello scontro. Solo uno, di nome Soter, riuscì a salvarsi e corse ad avvisare i corinzi. Grazie all’aiuto dell’animale questi riuscirono a respingere gli avversari. In seguito
decisero di innalzare un monumento di marmo in onore dei valorosi cani caduti in battaglia.
Anche i romani utilizzarono cani nelle loro imprese di conquista, soprattutto mastini asiatici e molossi epiroti, cui si aggiunsero via via altre razze provenienti dai popoli sottomessi, come doghi, levrieri celtici e alani belgi, che si batterono al loro fianco contro cartaginesi, celti e galli.
Nei pressi di Châlons-en-Champagne (Marna, Francia) sono state ritrovate 26 tombe di cani di grandi dimensioni con corredi funebri, che includevano ceramiche decorate con scene di guerra i cui protagonisti erano proprio i cani. Anche cimbri, teutoni, ambroni e altre tribù barbare schieravano tra le file dei propri eserciti cani pronti a scagliarsi contro i romani per ostacolare l’avanzata delle legioni.
Questi animali, famosi per la presunta ferocia e l’aggressività, erano addestrati ad attaccare i nemici al collo e indossavano armature o protezioni di cuoio con maglie metalliche e collari di filo spinato con lame affilate. Perché fossero ancora più spietati, venivano lasciati digiuni nei giorni precedenti la battaglia. La rabbia generata dal maltrattamento subito poteva spingerli a sbranare i cadaveri dei nemici o a uccidere i feriti. I cani erano schie- rati nell’avanguardia dell’esercito e i loro attacchi risultavano tremendi ed estremamente efficaci. Gettavano infatti scompiglio tra la cavalleria e la fanteria nemiche, consentendo agli uomini di penetrare più facilmente tra le loro file.
Con la comparsa della fanteria pesante i cani soldato persero gran parte della loro utilità, ma continuarono comunque a essere usati in guerra. Ancor oggi sono parte integrante di alcuni eserciti, come quello statunitense, in qualità di compagni d’armi delle forze speciali.