LA GRANDE PIRAMIDE DI GIZA
Secondo quanto racconta Erodoto, il faraone Cheope, che fece costruire la grande Piramide di Giza, era un tiranno che nei cinquant’anni del suo regno «gettò il paese in una gravissima situazione». città dorica di Alicarnasso, Dopo essere stato costretto all’esilio, trascorse un lungo periodo sull’isola di Samo e quindi si dedicò a viaggiare. Nella Ionia, concretamente in città mercantili e aperte al mare come Mileto o Efeso, costantemente minacciate dal vicino impero persiano, aveva visto la luce la filosofia. È qui che Erodoto forgiò il suo carattere e il suo spirito intrepido di viaggiatore.
Curioso e tollerante, annotava tutte le novità che vedeva o ascoltava, proprio come un buon reporter ante litteram. Non per nulla Ryszard Kapus‘cin‘ski, uno dei più celebri giornalisti del novecento, nel suo libro In viaggio con Erodoto lo definisce la guida perfetta per chi esplora terre lontane. L’attuale suddivisione della sua lunga opera, Storie, in nove libri, è da attribuire sicuramente ai filologi alessandrini. Per riferirsi ai suoi resoconti Erodoto usava il temine logoi, che potremmo tradurre come “trattati”. Ognuno di questi, poi riuniti in una raccolta finale, aveva una tematica propria. Il primo libro delle Storie è dedicato alla Lidia, al ricco re Creso e alle sue enormi fortune, e al modo in cui il suo regno fu assoggettato dal persiano Ciro. I protagonisti del secondo libro sono l’Egitto e le sue meraviglie. Nel terzo si torna a parlare di persiani, con la conquista delle terre del Nilo da parte del sovrano achemenide Cambise. Il quarto, invece, riunisce due logoi, uno sulla Scizia (una regione dell’Asia centrale) e l’altro sulla Libia. I libri successivi narrano i vari episodi dello scontro tra i greci e i persiani. Il quinto libro, ad esempio, è incentrato sugli intrighi dei persiani in Macedonia, sui conflitti tra le città greche e sulle politiche di Sparta e Atene. Il sesto, invece, ricostruisce la spedizione di Dario, che si conclude con la vittoria greca, mentre il settimo evoca con grande senso drammatico le battaglie decisive delle Termopili e di Maratona. Per ultimo, il libro ottavo e il nono sono dedicati rispettivamente alle battaglie di Salamina e di Platea, che siglano la vittoria finale dei greci.
Il primo giornalista
Lo storico mette insieme notizie molto variegate, che raccoglie nel corso dei suoi lunghi viaggi. Non si basa su testi scritti né utilizza archivi, ma racconta quello che ha visto e sentito. Nella seconda parte della sua opera descrive e commenta, come nessuno aveva saputo fare prima, la guerra che decise le sorti della Grecia, con particolare riferimento alla democratica Atene.
Erodoto non solo è il “padre della storia”, come lo ha definito Cicerone, ma anche della geografia e dell’antropologia culturale. Ai lettori offre una visione personale del mondo, che elabora con grande acume parlando con persone informate nei vari territori visitati. I suoi strumenti sono lo sguardo curioso ( opsis), l’ascolto attento ( akoé) e la riflessione critica sui dati raccolti ( gnome).
I primi libri delle Storie testimoniano le sue doti di viaggiatore infaticabile. Erodoto
Nelle sue Erodoto offre una visione personale del mondo, che elaborò parlando con persone informate nei vari luoghi visitati