FINCHÉ MORTE NON VI SEPARI
Ritratto delle nozze di Margaretha con il capitano Rudolph MacLeod nel 1895. A 19 anni Mata Hari voleva vivere «come una farfalla al sole», ma non sapeva che suo marito era sifilitico. orientali olandesi, lasciando così la famiglia. Entrambi i bambini si ammalarono, probabilmente di sifilide congenita. Abituato a trattare uomini adulti, il medico di base che li aveva presi in cura somministrava ai piccoli delle dosi di farmaci eccessive, che questi rigettavano contorcendosi dal dolore. Alla fine il maschio, di appena due anni, morì. Tutti sapevano qual era la causa della loro malattia e questo scandalo portò alla retrocessione di MacLeod, che fu confinato in una piccola stazione remota. I coniugi non si preoccupavano neanche più di nascondere l’odio reciproco. Nel 1902 rientrarono nei Paesi Bassi. Quello stesso anno arrivò la separazione, quindi il divorzio. Louise Jeanne, inizialmente affidata alla madre, alla fine fu cresciuta dal padre.
Rinascita parigina
Dopo il divorzio la giovane olandese visse una profonda e decisiva trasformazione: segnata dai viaggi e dalle sofferenze, seppe reinventarsi in modo nuovo e sorprendente. Fu così che nel 1905 apparve sulla scena parigina una danzatrice esotica di nome Mata Hari – che in malese significa“alba”o“occhio del sole”– con un’esibizione presso un centro di arte orientale, il Museo Guimet. Gli invitati erano 600 rappresentanti dell’élite economica della capitale. Mata Hari, vestita con un abito trasparente, un reggiseno tempestato di pietre preziose e un affascinante copricapo, si esibì in danze assolutamente inedite.
In qualsiasi altra circostanza sarebbe stata arrestata per indecenza, ma Margaretha Zelle aveva pianificato attentamente la sua performance. All’inizio di ogni spettacolo si prendeva il tempo per raccontare che si trattava di danze sacre apprese nei templi indiani: attraverso il ballo Mata Hari raccontava storie di lussuria, gelosia, passione e vendetta, cui il pubblico assisteva con entusiasmo. In un’epoca in cui ogni uomo ricco e influente voleva accanto a sé un’amante avvenente, Mata Hari era considerata la donna più affascinante e desiderabile di Parigi. Si faceva vedere in giro con aristocratici, diplomatici, finanzieri, alti ufficiali e facoltosi uomini d’affari, che le regalavano pellicce, gioielli, mobili, dimore eleganti o cavalli solo per il piacere di stare in sua compagnia. Per anni l’artista riempì i teatri di quasi tutte le principali capitali europee.
Con il passare del tempo la sua carriera artistica entrò in fase calante, ma lei continuava a essere richiesta come cortigiana e veniva ricercata negli ambienti altolocati. Lo scoppio della Prima guerra mondiale non modificò il suo stile di vita: sembrava non rendersi conto che – in un periodo in cui le famiglie francesi erano prive anche dei generi di prima necessità come carbone, biancheria e alimenti – la gente comune guardava con risentimento alla sua ostentazione. Centinaia di migliaia di persone – adulte, giovani e adolescenti – furono mandate a morte, mentre alcune persone continuavano a vivere nell’agio e nell’abbondanza.
Il fascino della spia
Mata Hari continuava a viaggiare molto e, per questo, il mondo del controspionaggio le mise gli occhi addosso. Nell’autunno del 1915, quando si trovava all’Aia, la danzatrice ricevette la visita di Karl Kroemer, il console onorario tedesco ad Amsterdam. Questi le offrì 20mila franchi – equivalenti a oltre 50mila euro di oggi – per svolgere attività spionistica a favore della Germania. Mata Hari accettò la somma, che considerò un risarcimento per le pellicce, i gioielli e i soldi che i tedeschi le avevano confiscato allo scoppio della guerra, ma non accettò l’incarico. Nel dicembre dello stesso anno la nave su cui viaggiava verso la Francia fece scalo a Folkestone, un porto britannico. Insieme al resto dei passeggeri, Mata Hari fu interrogata da un ufficiale dei servizi segreti e perquisi-