UNA CELEBRITÀ SENSUALE
Mata Hari al teatro Marigny in un’illustrazione del 1906. La danzatrice aggirava le leggi in materia di scandalo pubblico affermando che le sue esibizioni erano ispirate alle danze religiose orientali. ta, ma non fu trovato niente di incriminante nei suoi confronti. L’ufficiale annotò: «Parla francese, inglese, italiano, neerlandese e probabilmente tedesco. Bella, un tipo coraggioso. Vestita alla moda». Il suo giudizio su di lei? «Non è esente da sospetti […] Non dovrebbe esserle concesso il permesso di tornare nel Regno Unito». Di nuovo a Parigi, Mata Hari visse al Grand Hôtel, che era stato per lo più risparmiato dalle devastazioni della guerra. Era così abituata all’attenzione degli uomini che, almeno inizialmente, non si accorse di essere seguita. Georges Ladoux, a capo del neonato Deuxième Bureau (l’unità di controspionaggio) del ministero della guerra, aveva ordinato ai suoi agenti di pedinarla nei suoi spostamenti quotidiani tra ristoranti, parchi, sale da tè, boutique e locali notturni. Le controllavano la corrispondenza, ascoltavano le sue conversazioni telefoniche, annotavano minuziosamente i suoi incontri, ma non trovarono nessuna prova del suo coinvolgimento nella trasmissione di informazioni rilevanti agli agenti tedeschi.
Nel 1916 la guerra prese una brutta piega per i francesi. Si scontrarono per mesi con i tedeschi in due delle battaglie più lunghe e sanguinose del conflitto, Verdun e la Somme. Il fango, le cattive condizioni igienico-sanitarie, le malattie e il nuovo orrore del gas fosgene portarono mutilazioni e morte per centinaia di migliaia di soldati. Nell’estate del 1916 il morale delle truppe francesi era così basso che alcuni soldati si rifiutavano di combattere. Ladoux pensò che l’arresto di un’importante spia potesse risollevare lo spirito francese. Ignara delle trame che si tessevano attorno a lei, Mata Hari era impegnata in altre questioni. Si era innamorata perdutamente di Vladimir “Vadim” Maslov, un giovane e pluridecorato capitano russo che combatteva con i francesi. Vadim era stato esposto al fosgene, che gli aveva causato la perdita della vista da un occhio, con il rischio di diventare completamente cieco. Mata Hari accettò con entusiasmo la sua proposta di matrimonio. Nella speranza di ottenere un lasciapassare per Vittel, nel cui ospedale era ricoverato Vladimir, la donna chiese aiuto a un suo amante, Jean Hallaure, che lavorava per il ministero della guerra. Ma Hallaure, a insaputa della danzatrice, lavorava anche per il Deuxième Bureau di Ladoux, e le procurò un appuntamento presso l’ufficio di quest’ultimo. Qui le fu concesso il lasciapassare se in cambio fosse diventata una spia al servizio dei francesi. Mata Hari acconsentì chiedendo l’esorbitante cifra di un milione di franchi, che le avrebbero permesso di mantenere Vadim dopo il matrimonio nel caso in cui la sua famiglia lo avesse ripudiato. Non voleva essere costretta a tradirlo con altri uomini, scrisse. Ladoux ordinò a Mata Hari di andare in Spagna e imbarcarsi per L’Aia, dove avrebbe ricevuto ulteriori istruzioni. Significativamente Ladoux non chiese mai a Mata Hari di trasmettergli informazioni, non le assegnò alcun incarico specifico né le mise mai a disposizione i mezzi o i fondi necessari per comunicare con lui. Fu lei a scrivergli una lettera, che spedì per posta ordinaria, in cui gli chiedeva un anticipo per rinnovare il suo guardaroba nel caso in cui avesse dovuto sedurre qualche uomo importante nel corso di un’eventuale missione.
Tradita dalla Francia
Mata Hari andò in Spagna come da ordini e si imbarcò sulla S.S. Hollandia in direzione Paesi Bassi. La nave fece scalo in un porto britannico dove la danzatrice destò nuovamente dei sospetti negli agenti, che la condussero a Londra per sottoporla a ulteriori interrogatori. Neanche questa volta fu trovato niente a suo carico, ma gli agenti decisero di tratte-