«c’è del nuovo e c’è del bello.
Ma il bello non è nuovo e il nuovo non è bello». Quante volte ci torna in mente quell’ironico giudizio che Gioacchino Rossini inflisse a un giovane musicista in cerca di complimenti, mentre transitiamo per le vie delle nostre città, disseminate di monumenti e magnifiche testimonianze del passato, così spesso mortificate dall’infausta presenza di orribili casermoni, sorti dalla sfrenata fantasia di architetti e costruttori dei nostri tempi? Non è detto, naturalmente, che il motto rossiniano alluda a una ineluttabile legge della storia: basti pensare alla secolare vicenda del più celebre santuario del mondo cristiano, la basilica di San Pietro a Roma. Dove oggi svettano le colonne del Bernini, e dove la monumentale facciata del Maderno apre l’accesso a un tripudio dell’arte barocca, ebbene, in questo stesso luogo sorgeva la grande e venerabile basilica di Costantino, voluta dall’imperatore sul sito di un’antica necropoli dove, secondo la tradizione, si trovava la sepoltura dell’apostolo Pietro. Di quell’originario monumento, completato intorno al 333, non rimane, oggi, nient’altro che il ricordo. L’ultimo resto di un muro dell’edifico costantiniano fu definitivamente demolito nel 1609, per dare spazio al completamento del nuovo complesso rinascimentale e barocco. Siamo convinti che fosse «bello», il venerando tempio voluto dal primo imperatore cristiano; e non possiamo biasimare chi, all’epoca, si oppose alla sua distruzione. Non poteva sapere, infatti, che il «nuovo» – complice la maestria di personaggi del calibro di Bramante, Michelangelo e Bernini – sarebbe stato anche «bello».
ANDREAS M. STEINER
Direttore