Storica National Geographic

Vermeer fotografa una stradina di Delft

Tra i quadri dipinti dal famoso artista neerlandes­e, Stradina di Delft congela un istante dell’esistenza quotidiana di un vicolo olandese del XVII secolo

- — Mónica Ann Walker Vadillo

Sappiamo molto poco sulla creazione di Stradina di Delft (16571661). Alcune recenti ricerche, però, hanno identifica­to il luogo in cui si trovava la casa rappresent­ata nel primo di due paesaggi urbani realizzati da Jan Vermeer (1632-1675): ai numeri 40 e 42 di Vlamingstr­aat, nella città olandese di Delft, appunto. Questo ha permesso di stabilire che l’abitazione sulla destra appartenev­a alla zia di Vermeer, Ariaentgen Claes van der Minne, proprietar­ia di una tripperia – a dimostrazi­one del fatto che, nei Paesi Bassi dell’epoca, le donne potevano avere un’impresa propria. La madre e la sorella dell’artista vivevano dall’altra parte del canale, dove gestivano una locanda in cui lo stesso Vermeer, oltre che come pittore, lavorava in qualità di esperto e di mercante d’arte.

A quell’epoca il mercato artistico olandese era al suo apogeo. La nuova borghesia repubblica­na e calvinista voleva un’arte innovativa, che prendesse le distanze dai dipinti a tema religioso associati al cattolices­imo e al regno spagnolo, dal quale il Paese si era reso indipenden­te nel 1648. I clienti degli artisti ora esigevano immagini da cui trapelasse l’orgoglio che provavano per la propria terra, le proprie città, le proprie attività economiche e pure per sé stessi. I paesaggi, gli interni borghesi, le nature morte, i ritratti e la stessa vita rurale divennero i soggetti preferiti di questa nuova collettivi­tà che si trovava in piena età dell’oro.

Una società capace di adattarsi

Nella Stradina Vermeer rappresent­ò l’amore per la sua città natale. Si tratta di un’opera in cui la vita quotidiana di questa comunità conservatr­ice diventa la protagonis­ta. La pulizia della strada, l’ordine e la luce riflettono i valori dei suoi abitanti. Perfino le crepe della casa sulla destra sem- brano fare riferiment­o alla capacità di resistenza di questa società, che alcuni anni prima era stata colpita da una grande catastrofe: il 12 ottobre 1654 era esplosa la polveriera locale, uccidendo un centinaio di persone e ferendone molte altre. L’onda d’urto fece chiudere le porte nei villaggi vicini e fu udita a cento chilometri di distanza, sull’isola di Texel, a nord di Delft. Sebbene i cittadini si fossero uniti per far fronte ai danni, una delle aree colpite fu esclusa dagli interventi di ricostruzi­one da parte del consiglio municipale e molte case della zona rimasero quindi con le crepe, a perenne ricordo dell’evento. Gli abitanti di altre città accorsero a Delft con curiosità morbosa, come se quella tragedia fosse un’attrazione turistica. E così i dipinti che mostravano i devastanti effetti dell’esplosione trovarono un mercato molto attivo.

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