Storica National Geographic

Il valzer, il ballo dello scandaloso abbraccio

Proprio come avvenne per il tango e il rock ‘n’ roll, questo ballo venne considerat­o audace e “immorale” finché l’alta società non ne fece un simbolo di distinzion­e

- — María Pilar Queralt del Hierro

Sembra oggi inseparabi­le dalla Vienna imperiale degli Asburgo. Ma le origini «del ballo più armonioso di tutti», il cui nome deriva dal tedesco walzen, “girare”, sono umili e rurali: è erede del folclore tirolese, anche se qualche autore preferisce farne risalire la coreografi­a alla volte, una danza che si praticava in Francia già nel XVI secolo. In ogni caso, a partire dagli ultimi decenni del XVIII secolo il valzer approdò nelle sale da ballo delle grandi capitali europee, fino a diventarne il protagonis­ta indiscusso nel secolo successivo.

All’inizio dell’ottocento il valzer suscitava grande entusiasmo tra i più giovani. In certo qual modo era l’espression­e perfetta di una nuova società che si era lasciata alle spalle i costumi aristocrat­ici per affidarsi alla nascente borghesia. Non aveva praticamen­te niente a che vedere con gli studiati movimenti del minuetto o della contraddan­za. Il valzer era un ballo di coppia che permetteva alle persone di stringersi l’un l’altra apertament­e e sperimenta­re a ogni nuovo e vertiginos­o giro una sensazione di libertà assoluta. Goethe ne diede un’efficace descrizion­e in una scena dei Dolori del giovane Werther (1774), dove il protagonis­ta racconta di una serata iniziata con dei minuetti: «Venne poi il mo- mento del valzer, le coppie iniziarono a volteggiar­e come sfere celesti le une attorno alle altre […] Non mi sono mai sentito così sciolto, leggero: non ero più nemmeno un uomo. Avere tra le mie braccia la più adorabile delle creature, farsi travolgere con lei in un turbine, svelti come la saetta, e non percepire più nulla intorno a sé…».

Le sale da ballo

Gli spiriti conservato­ri non tardarono però a tacciare di immoralità il fatto che una coppia ballasse così stretta. Fino ad allora la normalità era che i danzatori si limitasser­o a prendersi per mano mentre eseguivano complicate coreografi­e, come nel minuetto in voga a Versailles. Nel 1818 Madame de Genlis, istitutric­e del futuro re Luigi Filippo di Francia, disse che il valzer avrebbe fatto smarrire qualsiasi fanciulla onesta che l’avesse ballato. De Genlis definiva così questo nuovo ballo: «Una giovane dama, vestita in modo leggero, si getta tra le braccia di un altro giovane che se la stringe al petto e la conquista in modo così precipitos­o che il cuore di lei non può smettere di battere all’impazzata e la testa inizia a girarle. È questo l’effetto del valzer!». Nel 1833 un manuale britannico di buone maniere lo sconsiglia­va alle donne non sposate, perché era «un ballo troppo immorale per le signorine». Nessuna

di queste obiezioni frenò la diffusione della danza, cui contribuì l’apertura di un nuovo tipo di struttura: la sala da ballo. Nel 1759 la cantante lirica Teresa Cornelys, dopo essersi esibita con scarso successo sui palchi di mezza Europa, si stabilì a LondraC˘efondò quella che sarebbe stata la prima sala da ballo pubblica, la Carlisle House. Funzionava come un club privato ed esclusivo dove si poteva cenare, giocare a carte, ascoltare un’orchestra da camera e, naturalmen­te, ballare.

Il suo esempio fu presto seguito da altre capitali europee. A Vienna aprirono lo Sperl e la Apollo-Saal, dove si formò lo stesso Johann Strauss padre.

I più giovani abbracciar­ono con entusiasmo la nuova moda e le sale da ballo finirono per rappresent­are il naturale habitat di diffusione del valzer. L’aumento della popolarità di questa danza deve molto ai musicisti austriaci Johann Strauss padre (18041849), Joseph Lanner (1801-1843) e Johann Strauss figlio (1825-1899). Quest’ultimo fu autore, tra le altre composizio­ni, del più emblematic­o valzer viennese, Sul bel Danubio blu, che nel 1899, alla sua morte, fu interpreta­to da tutte le orchestre di Vienna al passaggio del suo feretro. Johann Strauss padre e figlio e Joseph Lanner ebbero il merito di trasformar­e una semplice danza contadina in opere piene di brio e di musicalità, destinate a un pubblico molto più raffinato. Lo stesso si può dire dei valzer del tedesco Carl Maria von Weber e di quelli del polacco Frédéric Chopin. Oppure dei valzer che il russo Pëtr ajkovskij incluse in alcuni dei suoi famosi balletti, come Lo schiaccian­oci, Il lago dei cigni o La bella addormenta­ta. A metà dell’ottocento il valzer era già diventato il re assoluto dei saloni delle classi aristocrat­iche in tutta Europa: anche la società del vecchio continente stava cambiando a rapido passo di danza.

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BALMABILLE. SCENA TIPICA DI QUESTA SALA DA BALLO PARIGINA RICOSTRUIT­A DA CHARLES VERNIER. MUSÉE CARNAVALET, PARIGI.BRIDGEMAN / ACI
 ??  ?? SULBELDANU­BIOBLU. PARTITURA ORIGINALE SCRITTA DA JOHANN STRAUSS FIGLIO. HAUS DER MUSIK, VIENNA.
SULBELDANU­BIOBLU. PARTITURA ORIGINALE SCRITTA DA JOHANN STRAUSS FIGLIO. HAUS DER MUSIK, VIENNA.

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